Autovie “in house”, spunta l’ipotesi Anas
TRIESTE. L’Anas ha messo gli occhi su Autovie Venete. L’intenzione è acquisire le azioni in mano ai soci privati, di cui la concessionaria autostradale presieduta da Emilio Terpin dovrebbe “disfarsi” per l’avvio della gestione “in house” della spa. Un’operazione complessa e “pesante”, dal momento che le quote dei privati, secondo le ultime stime, varrebbero circa 50 milioni di euro.
Un primo contatto, per ora in una fase che appare puramente interlocutoria, è in corso tra la Regione Friuli Venezia Giulia e i vertici dell’Anas: concretamente, da quanto si è saputo, il confronto è stato avviato tra la presidente Debora Serracchiani e l’amministratore delegato Gianni Vittorio Armani. Autovie al momento è tenuta fuori, almeno per le vie ufficiali. «Non sono stato coinvolto - si limita a dire Terpin, invitando comunque alla cautela -, ma posso dire che Anas è un soggetto di portata nazionale. Stiamo parlando comunque, per quanto ne so, di uno dei possibili interlocutori per raggiungere l’obiettivo di diventare una società interamente pubblica - aggiunge - per l’affidamento “in house”. Quindi è uno dei percorsi che si potrebbero percorrere, una possibilità come altre che consentirebbero di ottenere il prolungamento della concessione e quindi, in definitiva, la cosa più importante: i finanziamenti per la terza corsia. Ripeto però che siamo davanti soltanto a una delle ipotesi al vaglio della giunta regionale. Ma anche altre strade potrebbero essere analogamente valide».
Stando così le cose, Autovie si troverebbe sgravata dall’acquisto e la Regione, dal canto suo, potrebbe contare su un attore di peso per l’infrastruttura. Serracchiani d'altronde ha appena raccolto il via libera dei soci pubblici per approdare alla gestione in house di Autovie, step indispensabile per conquistare il traguardo ultimo. Vale a dire, come noto, il prolungamento della concessione della Trieste-Venezia senza gara e fino al 2038.
Stando a quanto emerso nei giorni scorsi, le Province di Trieste, Gorizia e Udine hanno già avviato il percorso di dismissione delle proprie quote. Un percorso che, davanti a questo scenario, andrà interrotto. La palla passa dunque ai privati, chiamati a uscire da una società solo pubblica. Il loro pacchetto rappresenta il 17% del totale, appunto una cinquantina di milioni in tutto. L’idea di un’Autovie totalmente pubblica è praticabile grazie al'articolo 17 della direttiva Ue 23/2014, lì dove si precisa che l’Europa apre ai rinnovi delle concessioni senza gara a società interamente pubbliche impegnate in investimenti che migliorino il servizio e contengano gli aumenti al casello.
La governatrice, dal canto suo, ha incassato l'okay dei soci pubblici consapevoli di trovarsi davanti a «un’operazione strategica». Non sarebbero emerse contrarietà, non a questo livello almeno. «Nelle prossime settimane - annunciava la stessa Serracchiani - scioglieremo alcuni nodi giuridici e quindi proseguiremo in questa iniziativa». L’ostacolo - considerando ciò che era emerso recentemente - è rappresentato sostanzialmente dalle legge 190 (la Stabilità 2015) che ha imposto alle Province di liberarsi delle partecipazioni ritenute non vantaggiose. Per Trieste la l’asta è andata deserta, Udine attende l'esito, mentre Gorizia non ha ancora bandito alcunché.
Capitolo diverso, invece, quello relativo alle mosse dei soci privati. Che, nella prospettiva di una concessionaria costretta in futuro a sobbarcarsi i debiti legati alla realizzazione della terza corsia, inizierebbero a considedarla non più appetibile. Di qui la corsa a uscire da Autovie Venete, con l’obiettivo però di recuperare gli stessi soldi investiti attraverso l’ingresso in Friulia.
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