Autonomisti friulani in trasferta in città «Insieme per il Fvg»
Il Patto per l’autonomia esordisce a Trieste: «La città trascini ancora di più il Friuli Venezia Giulia nel cuore dell’Europa». È stata infatti presentata l’altro giorno la neonata sezione giuliana del partito, nato a fine 2017 in Friuli nel nome di Cecotti per perseguire la piena attuazione della specialità regionale: secondo i suoi rappresentanti ciò può avvenire solo all’interno di un contesto europeista. Tra i temi toccati durante la conferenza stampa la portualità e la necessità che «Trieste ritrovi un quadro dirigenziale e di rappresentanza degno di essa», ha detto Federico Monti, coordinatore Patto Trieste: «Le vicende degli ultimi tempi purtroppo hanno etichettato la città, sui media internazionali, attraverso atti che non rappresentano la nostra cultura. Per quanto riguarda il porto, i traffici con l’Asia e con l’Ungheria, temo non tanto l’arrivo dei cinesi quanto il fatto che non sia la città a decidere per se stessa. Serve costruire un quadro di livello, capace di rappresentarla all’estero». Federica Romanin è referente della comunità triestina del Patto ma è «carnica», ha spiegato: «Ciò testimonia la nostra visione. Superando i campanilismi, lavoriamo affinché Roma si accorga che esiste il Fvg». Oltre ai quadri triestini del partito erano presenti anche i suoi consiglieri regionali Massimo Moretuzzo e Giampaolo Bidoli, nonché Massimo Braini del direttivo.
Tra il pubblico, invece, il consigliere regionale dem Francesco Russo e rappresentanti della Slovenska Skupnost. «Chi, come Tajani, mette sul tavolo politico nazionalismo e sovranismo ci mortifica e ci fa venire i brividi – ha affermato Moretuzzo, capogruppo in piazza Oberdan –. Nella Dieta della Gorizia asburgica si parlavano friulano, tedesco, sloveno e italiano: i verbali erano redatti nelle quattro lingue e tutti capivano tutto».—
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