Automedica tagliata a Monfalcone: si punta a un esposto in Procura
MONFALCONE Non è più soltanto una protesta quella sul taglio dell’automedica a Monfalcone, c’è anche chi tra le forze politiche è pronto a ricorrere alla Procura della Repubblica con una denuncia per accertare «ogni eventuale responsabilità su morti evitabili di cittadini inermi».
Pesa sempre più la politica di continui risparmi, tagli e razionalizzazione sulla Sanità, uno dei settori dove la cittadinanza oberata di tasse, si sente più scoperta e debole e ha la netta senzazione del tracollo dell’assistenza, dei servizi (con le attese di mesi per le visite specialistiche) fino a quelli del medico di base ed ora lo stesso primo soccorso. La decisione della giunta regionale di tagliare l’auto medica a Monfalcone per collocarla a Gorizia all’Ospedale San Giovanni di Dio non cessa di suscitare proteste anche trasversali e investe in pieno ora il Consiglio comunale di Monfalcone e il sindaco chiamato a dare risposte. Una bufera ora rinforzata da una mozione pur sempre di un gruppo di minoranza, CambiamoMonfalcone, ma che porta due firme di peso. Da un lato l’ex sindaco Luigi Blasig e dall’altro Gianpiero Fasola che oltre ad essere un medico e dirigente nel settore sanitario è stato anche assessore regionale alla Sanità le cui parole e osservazioni nel campo pesano come pietre.
Ma Blasig e Fasola non sono certo da soli, a creare scompiglio nelle file del Pd c’è il consigliere provinciale monfalconese Fabio Del Bello che in una delle ultime sedute ha presentyato un ordine del giorno che chiede addirittura «il mantenimento di due automediche nell’Isontino». Azioni che si uniscono alla protesta con raccolta firme fatta qualche giorno dall’ex consigliere comunale ed esponente del centrodestra Anna Cisint assieme al gruppo della Lega Nord capitanato da Walter Sepuca e Luca Razzini. Per non parlare di Forza Italia che, attraverso una mozione di Giuseppe Nicoli e Loris Mosetti ha provato a "tastare il polso" alle anime del Pd che, che su sanità e riforma, hanno dato segnali di frammentazione. Un documento a difesa delle emergenze e delle urgenze in cui si chiede il mantenimento dell’automedica.
Ora la posizione di Blasig e Fasola è molto chiara e si basa su dati oggettivi. «La sede scelta dalla Giunta regionale per l’automedica(a Gorizia) - spiegano - si caratterizza per essere la più periferica, non avere i più alti volumi di attività e per trovarsi a 20 km dall’area urbana dove si concentra il maggior numero di cittadini». Una scelta che, ribadiscono, è in contrasto con le «univoche indicazioni normative nazionali, con i dati foprniti dagli stessi documenti della Giunta e con i principi che dichiara essere la base per la propria attività amministrativa».
Nella mozione Fasola e Blasig insistono sul fatto che nell’intera Azienda per l’Aas2 vi è «una sola area urbana industrializzata ad elevata infrastrutturazione, quella di Monfalcone-Ronchi Staranzano». Perchè la popolazione residente arriva a 48mila abitanti (come Pordenone), perchè è sede delle principali industrie della Regione (Fincantieri in primis), è sede di insediamenti come la centrale energetica, il porto e l’aeroporto, c’è l’incrocio di due assi viari principali (Trieste-Udine-Austria e Venezia-Trieste-Slovenia). Ma è anche una zone con una posizione geografica che «garantisce il più breve tempo medio di accesso a tutta la popolazione dell’isontino e in caso di emergenza ai turisti del litorale edi Grado in estate».
Secondo Fasola e Blasig si potrebbe parlare di «morti evitabili» e non per tragica fatalità ma come conseguenza di un «assetto organizzativo palesemente inadeguato». Temi che vengono richiamati alla stessa maniera dall’esponente provinciale del Pd Del Bello assieme ai consiglieri Zanella, Lavrencic e Furlan. Ora CambiamoMonfalcone chiede al sindaco Altran di impegnarsi a richiedere alla Regione una autro medica «stabile al San Polo». Non solo. Se le pressioni del Comune e del Pd sulla giunta non bastassero chiedono al sindaco che «si assuma la responsabilità di sostenere i costi di una seconda auto medica» piuttosto che avvallare una «scelta politica sbagliata, contraddittoria e pericolosa». C’è un’ultima chance, quella disperata: il sindaco dovròà inviare alla Procura un esposto per accertare ogni eventuale responsabilità su «morti evitabili di cittadini inermi, vittime della politica regionale e isontina».
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