Auto pirata, si costituisce una ventenne
MONFALCONE Si è presentata in Commissariato ieri a mezzogiorno. Accompagnata dal legale, l’avvocato Raffaele Mauri, ha raccontato quanto è accaduto quella sera di martedì, in via Galilei, quando verso le 22.30 la 55enne Sandra Regeni è finita sull’asfalto con la sua bicicletta, travolta da un’auto che ha proseguito la sua corsa inghiottita dal buio. La donna è rimasta a terra finchè un ragazzo di passaggio le ha prestato soccorso.
La giovane, poco più di 20 anni, di Ronchi dei Legionari, davanti all’ispettore capo della Polizia stradale, Susanna Devetag, che sta conducendo le indagini, ha ripercorso quella sera mettendo in fila frammenti che la memoria le ha riconsegnato nel ricostruire i suoi movimenti. Un racconto adombrato da vuoti e incertezze. Vuoti di memoria calati proprio in corrispondenza dell’investimento della donna che martedì sera era diretta all’abitazione del figlio per poter abbracciare la sua nipotina. La ragazza ha infatti dichiarato alle forze dell’ordine di non ricordare l’investimento. Tra la svolta a sinistra, nell’imboccare via Galilei, ha sostanzialmente riferito all’ispettrice, e l’impatto contro la bicicletta, c’è un “vuoto”. Si è no una quindicina di secondi.
Il resoconto che la giovane ronchese ha messo insieme, ha spiegato il legale Mauri, è una «ricostruzione a posteriori dell’episodio». La ragazza, come ha fatto presente il legale, ci sarebbe arrivata cogliendo via via particolari sempre più inquietanti. Il primo “campanello” è stato Facebook. Sono stati gli appelli del figlio di Sandra Regeni, Boris Trevisan, lanciati dal web nella dolorosa ma determinata ricerca di informazioni e di possibili testimoni.
Martedì sera la ragazza era andata a trovare un’amica. Una giornata come le altre, scandita dal lavoro e poi la decisione di “fare un salto” a Monfalcone. Aveva parcheggiato l’auto, una Polo Volkswagen bianca, vicino al multipiano di via della Resistenza, lungo uno dei “rivoli” stradali che circondano la zona. Poi il rientro a casa. Alla guida della sua Polo, la giovane è risalita fino a sfociare in via Galilei. Lei ricorda un semaforo, non sa però se fosse stato rosso o verde. «È a questo punto - ha spiegato l’avvocato Mauri - che nello svoltare a sinistra in via Galilei, ha avuto una sorta di calo di pressione. Poi il buio e l’inconsapevolezza di cosa fosse accaduto».
La ragazza s’è lasciata alle spalle la ferita senza sapere di essere lei quell’automobilista pirata. «Non ne ha tuttora contezza concreta - ha sempre spiegato l’avvocato Mauri - continuando a non ricordare nulla dell’impatto.
Certo è che al “risveglio” da quella manciata di secondi, è stato sempre riferito, la giovane si sarebbe trovata a percorrere via Galilei notando però un segno, una crepatura sul cristallo del parabrezza. La giovane ha proseguito la sua corsa. «Li per lì - ha continuato il legale - aveva pensato di aver colpito qualcosa, forse un cassonetto, o qualcos’altro. La ragazza ha notato anche un lieve avvallamento sul cofano della vettura, non particolarmente profondo, e un lieve tratto di colore», ha aggiunto il legale. Il collegamento tra quei segni e l’investimento inizia quando i familiari della ragazza, dopo aver letto gli appelli di Boris sul web, le hanno chiesto: «Non sarai forse stata tu?».
Poi i resoconti dell’episodio, le indagini che procedono, altri particolari, i continui appelli e le dichiarazioni di Boris. Domenica mattina l’avvocato Mauri che nel frattempo la famiglia ha incaricato, ha controllato di persona la Polo. Nel pomeriggio s’è recato in Commissariato preannunciando la costituzione della ragazza. Vi è tornato lunedì per fissare l’appuntamento con l’ispettrice Devetag. L’auto ieri nel primo pomeriggio è stata sequestrata per procedere con i relativi accertamenti e perizie. Le indagini a questo punto assumono un orientamento preciso, scandagliando anche la stessa versione fornita dalla ragazza. Il tutto sarà comunicato all’Autorità giudiziaria che aveva già aperto un fascicolo contro ignoti e per il quale a questo punto ora risulterà un indagato. L’avvocato Mauri ha sottolineato: «La ragazza era molto stanca, quella sera. Non aveva comunque assunto dell’alcol. Il ritardo nel riconoscere l’evento è dovuto alla mancata consapevolezza. Quando ha realizzato quanto accaduto, ha deciso di costituirsi».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo