Auto imbrattate con l’indelebile a San Vito
È l’una e 38 del mattino. Dalla telecamera puntata in zona si vede un uomo piuttosto giovane che scende lungo viale Terza Armata. Poi si ferma all’inizio della stessa strada, all’altezza dell’unico bar che si trova nei paraggi. Si china sul fianco di un’auto, poi su quello di un’altra ancora, e infine prosegue per salita Montanelli, direzione città. Un passaggio, quello del giovane, ripreso dal sistema di videosorveglienza di una casa, che ha lasciato letteralmente il segno.
Magro, a volto scoperto, capelli ricci raccolti in un codino, occhiali da sole in testa: è questo l’identikit dell’uomo che nella notte ha imbrattato diverse auto nel rione di San Vito. L’occhio delle telecamere, come detto, l’ha ben inquadrato: indossava pantaloni corti fino al ginocchio, maglietta e scarpe da ginnastica.
Si scoprirà alle prime luci del mattino che il giovane in questione, con un pennarello indelebile, si era divertito a lasciare delle provocatorie e quasi sempre ben leggibili frasi su portiere e cofani, e pure sulle serrande di alcuni garage.
I bersagli non sono stati solo in viale Terza Armata, ma, dalle segnalazioni pervenute finora, anche in salita al Promontorio. Non è detto però che il vandalo si sia limitato solo a queste due strade. E che non sia lo stesso che già negli scorsi mesi, sempre nella stessa zona, abbia ripetutamente tagliato le gomme delle auto. Oggetto della “bravata” in questo caso non sono stati dunque i soliti muri di case o serrande di bar, già imbrattati di scritte, di cui il rione è pieno, ma appunto veicoli in sosta e garage. Le frasi sono state scritte a caso, forse l’autore lo considerava solo uno “scherzo”, o è stata colpa di qualche bicchiere di troppo. Ogni scritta è stata addirittura contestualizzata in base alla parte imbrattata. La Smart bianca e grigia, questi i colori prediletti dal teppista, è stata ad esempio vergata con la seguente frase: «Smart (che tradotto in inglese significa “intelligente”) come la tua testa?». La Volkswagen Golf accanto riporta sul cofano l’aggettivo «fantastica». Sulla parte esterna dell’anta di un garage privato invece il “writer” si è sbizzarrito con quello che forse voleva essere l’incipit di un articolo di protesta, con tanto di suggerimento: «Ma se lo spazio che occupa la tua auto ti procurasse cibo? Coltiva un orto!».
Non è finita qui. La Mercedes station wagon invece, posizionata in cima a salita al Promontorio, al contrario non riporta una frase comprensibile. Tra gli scarabocchi, si legge qualche consonante, difficile però da assemblare per tentare di comporre parole di senso compiuto. La sfilza di “poesie”, succinte ma incisive quanto basta per ricordarsele per un bel po’, termina su una Fiat 500 color panna. Ispirandosi al tettuccio apribile, il teppista improvvisato commenta così l’optional: «Bello guardare il cielo dun auto?». Una domanda sgrammaticata che ovviamente non riceverà mai risposta, se non un’invettiva da parte del proprietario del mezzo. —
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