Auto d’epoca, vetrina fra Rive e piazza Unità
Vecchie, e parecchio, eppure perfette per sfilare e farsi desiderare, in barba all’età. E pure in barba al meteo, che ieri non è che quella sfilata l’abbia proprio agevolata.
Le trenta auto d’epoca portate a Trieste da mezza Europa in virtù dell’impegno profuso dall’Associazione amatori veicoli storici hanno fatto bella mostra di sé. In movimento, lungo le Rive. E da ferme, nel bel mezzo del salotto buono del centro: piazza Unità.
Un antipasto della sfilata davanti alla giuria internazionale di oggi, al parco di Miramare, resa possibile dalla retromarcia del Ministero per i Beni culturali, che ha dato l’ok all’evento dopo un primo “no” della locale Sprintendenza.
I nomi dei modelli spesso unici che l'Associazione amatori veicoli storici è riuscita a far giungere a Trieste sono quelli di Isotta Fraschini, Bugatti, Lamborghini, Maserati, Rolls-Royce, Alfa Romeo, Lancia Ferrari, Osca, vestite negli atelier Farina, Castagna, Touring, Vignale, Zagato, Scaglietti, Frua, Bertone, Colli, Fantuzzi, Morelli, Ghia.
Insomma: la scuola italiana - il design made in Italy - ha un ruolo preminente tra le trenta autovetture ammesse al Concorso, testimonianza dell’altissimo valore degli artigiani italiani a livello mondiale in questo settore. Anche per questo il Ministero e la sua articolazione regionale hanno dato il via libera alla manifestazione che la Soprintendenza di Trieste aveva bocciato.
La sfilata delle auto d’epoca vale anche un bel po’ d’indotto. Con le trenta vetture, a Trieste ci sono qualche centinaio di accompagnatori, proprietari, collezionisti e appassionati. Gente che può permettersi di spendere. E forse nel parco o nei principali alberghi cittadini verrà avviata discretamente qualche trattativa di scambio, cessione o acquisto. Roba da capogiro.
Quanto può valere in effetti un'Alfa Romeo otto cilindri costruita nel 1935 che fu portata vittoriosamente in gara da Nuvolari?
O una Bugatti T46 "Petit Royale" costruita in 400 esemplari tra il 1929 e il 1936? In sfilata anche una Fiat Ottovù, elaborata nel motore e nella carrozzeria da Elio Zagato, che conquistò una memorabile vittoria a Berlino nel ’55 sul circuito dell'Avus contro le Porsche. Una storia di orgoglio italiano. Guarda caso ci sono di mezzo i tedeschi.
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