Authority portuale nell’ala Nord del 26: si pianifica un “open space”
Una ruspa nel deserto: così appare anche in questi giorni il Porto Vecchio dove l’annunciato trasferimento degli uffici dell’Autorità portuale non è nemmeno incominciato. In un ampio salone al secondo piano del Magazzino 26, la presidente Marina Monassi ha fatto trasferire i tavoloni attorno ai quali si è già svolta l’ultima seduta del Comitato portuale, un po’ di sedie e alcuni computer. Per il resto sono in corso misurazioni e acquisizioni di documenti per verificare se per l’insediamento degli uffici già esistono i nulla osta da parte degli enti preposti (Vigili del fuoco, Azienda sanitaria, eccetera.) Secondo voci, l’intenzione sarebbe quella di creare un grande open space nell’area Nord del Magazzino 26, ma il progetto specifico sembra debba appena essere commissionato: non sembrano prospettarsi tempi fulminei per il trasferimento dalla Torre del Lloyd deciso questo sì come un fulmine a ciel sereno dalla stessa presidente il cui mandato scade a gennaio 2015. L’Authority comunque ha emanato una nota in cui specifica che richieste di concessione per il Magazzino 26 potranno essere prese in considerazione soltanto se non andranno a interferire con gli spazi riservati agli uffici.
All’esterno sotto la freccia che indica il Polo museale, una cartella plastificata con la scritta Autorità portuale ha coperto un segnale di divieto di sosta. All’ingresso del Magazzino 26 soltanto l’Infopoint per il bando sul Porto vecchio dal quale è stata recentemente sfrattata la direttrice del Polo museale, Antonella Caroli che ha dovuto ritirarsi nel suo ufficio alla Centrale idrodinamica. Accanto, la Sottostazione elettrica che dopo l’inaugurazione, è stata nuovamente chiusa. L’Adriaterminal, nello stesso fascicolo recentemente curato e distribuito dall’Autorità portuale, è definito una moderna struttura portuale per merci varie. Su un’area di 7mila metri quadrati sulla quale è operativo il capannone 23 opera la Saipem, società del gruppo Eni titolare di una concessione decennale che ha realizzato una base operativa «dove vengono montati, assemblati e testati i sistemi di scavo subacqueo, di interro e tutti i sistemi utilizzati in ambito offshore. Si tratta di un centro di test e di manutenzione di sofisticati apparecchi destinati a riparare le condotte energetiche sottomarine.»
Ma la maggior parte dell’Adriaterminal, e cioé un’area di circa 70mila metri quadrati di cui 25mila coperti con 570 metri lineari di banchina con fondali di quasi 12 metri è in concessione per 15 anni, fino al 2022 a Genoa metal terminal, società del Gruppo Steinweg specializzata in spedizioni, trasporto, stoccaggio e movimentazioni soprattutto di metalli non ferrosi, acciai, ferroleghe e rottami. Alcuni dei magazzini (12, 13 e 14) sono autorizzati dal London metal exchange, la Borsa dei metalli non ferrosi più importante del mondo e il Magazzino 13 è autorizzato anche dal Liffe per lo stoccaggio di caffé e cacao. In realtà negli ultimi mesi ben poche navi sono state viste attraccare a quella banchina, ma avere informazioni sullo stato di salute del terminal è impossibile: da Trieste rimandano a Genova dove però i responsabili non si fanno trovare. Gli ultimi contatti con i media risalgono alla fine del 2012 quando la società puntava a superare il numero complessivo di 116 navi attraccate nel 2011 e a raggiungere il mezzo milione di tonnellate di merci movimentate. In Porto Vecchio resiste, pur dopo uno spostamento anche la base operativa dei rimorchiatori della Tripmare e un operatore del settore del legno. Con il nuovo bando ora alcuni piccoli ex concessionari potrebbero però far richiesta per tornare.
Silvio Maranzana
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