Authority, metà dipendenti in causa per le paghe tagliate

I sindacati chiedono un incontro con il prefetto sul recupero degli arretrati 2011-12: «Monassi l’unica in Italia ad aver decurtato stipendi e a chiedere indietro gli aumenti»
sterle trieste 25 01 09 porto nuovo molo VII msc vanessa dd 25 01 09
sterle trieste 25 01 09 porto nuovo molo VII msc vanessa dd 25 01 09

Oltre la metà dei dipendenti sono in causa contro l’Autorità portuale “colpevole” di essere la prima e l’unica in Italia ad aver ridotto gli stipendi nel novembre 2012 e la prima addirittura a voler recuperare le somme riguardanti gli aumenti contrattuali percepiti dai dipendenti dal 2011 al 2012. All’origine la scelta di considerare l’Authority alla stregua di un ente pubblico e non un soggetto economico. E in qualità di dipendenti “pubblici” avrebbero i contratti congelati da quattro anni. «La situazione di malcontento dei lavoratori sta diventando insostenibile. Chiederemo al prefetto di Trieste, che già a suo tempo (2012) si era reso disponibile, un appuntamento e conseguentemente convocheremo una nuova riunione con i dipendenti per decidere le azioni future» spiegano Renato Kneipp (Filt-Cgil), Giulio Germani (Fit-Cisl), Moreno Nonis (UilTrasporti), Gianfranco Ferri (Ugl Mare) e Sergio Nardini (Ciu Unionquadri).

L’incontro di ieri mattina alla Torre del Lloyd con i vertici dell’Authority ha avuto un esito negativo. La richiesta di incontro da parte dei sindacati era arrivata a seguito di un'affollata assemblea con i dipendenti, convocata dopo che l'amministrazione ha informato di voler procedere già con lo stipendio di novembre al recupero di aumenti contrattuali previsti dal Ccnl allora vigente e percepiti dai dipendenti negli anni 2011 e 2012. «Una trattenuta da 50 a 120 euro al mese per un numero sterminato di mesi. A uno che va in pensione a novembre è stata prospettata la trattenuta di oltre 2mila euro» spiega Kneipp. La pianta organica dell’Authority è fissata in 94 unità (7 dirigenti, 35 quadri e 52 impiegati), ma con gli esuberi e i distacchi si arriva a 110 dipendenti. «Incredibile. Tale atto vede, anche in questo caso, Trieste la prima a procedere in tutta Italia, dopo che era stata già in precedenza ad essere l'unica, a novembre 2012, a aver ridotto gli stipendi a tutti di dipendenti. Su questo precedente taglio, oltre la metà dei dipendenti si è rivolta, tramite le sigle sindacali a dei legali e ha avviato una causa contro l'amministrazione» aggiungono i sindacalisti. Il 18 novembre si terrà la prima udienza al Tribunale di Trieste presso il giudice del lavoro di due dipendenti iscritti. «La dirigenza dell'Apt ha dichiarato di non intendere assolutamente recedere dal recupero, né tantomeno rinviarlo, come era stato chiesto, trincerandosi sul fatto che questa è una imposizione dei ministeri vigilanti - spiegano i sindacati in un comunicato -. Imposizione che gli altri Porti non hanno sentito così pressante, visti i comportamenti degli altri presidenti tra i quali Pasqualino Monti che oltre a guidare il Porto Civitavecchia è pure presidente di Assoporti. Ed è qui che il comportamento dei vertici di Apt risulta alquanto ambiguo, considerato che il porto di Trieste è membro di Assoporti e che Marina Monassi è uno dei vicepresidenti dell'associazione».

Una scelta incomprensibile, nonostante la materia sulla natura delle Authority (private o pubbliche) sia tuttora controversa. «Non è possibile condividere questa ripetuta urgenza di mettere le mani nelle tasche dei dipendenti - spiegano i sindacati - Si sarebbe potuto attendere l'esito del confronto in corso a livello di ministeri vigilanti, mirante a risolvere tale controversa questione che riguarda la retribuzione del personale delle Autorità portuali d'Italia». I sindacati non capiscono questa fretta da “prima della classe” di Monassi: «Con questa zelante applicazione dei dispositivi di legge portata avanti dall'Autorità portuale di Trieste, già dal novembre 2013 i dipendenti si sono visti ridurre la loro paga base al livello del 2010. E ora l'Amministrazione procederebbe al recupero di somme, sempre erogate a titolo d'aumento contrattuale, per il periodo rimasto sinora scoperto. Inaccettabile davvero per i lavoratori».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo