Austriaca aggredita Dall’esame del luminol la soluzione del giallo

Gli esperti della Polizia scientifica di Roma analizzeranno i vestiti dell’indiano ora in cella. Si cercano tracce di sangue
Di Claudio Ernè

Due scarpe, una maglietta e un paio di pantaloni. Su questi indumenti potrebbe essere scritta la “verità” sull’aggressione di cui è stata vittima il 17 maggio la cittadina austriaca Sabine Pollanz. Correva lungo il sentiero dei pescatori ed è stata colpita al collo da una tremenda coltellata.

Il pm Maddalena Chergia, il magistrato che dirige l’inchiesta, ieri ha incaricato gli esperti del Laboratorio di Polizia scientifica di Roma di cercare se vi sono tracce di sangue sugli indumenti sequestrati nell’abitazione di Aurisina in cui viveva Ashwani Kumar, il cittadino indiano rinchiuso da una settimana nel carcere del Coroneo con l’accusa di tentato omicidio. Lui si è sempre detto innocente ma per gli investigatori della Squadra mobile e per la Procura è lui l’uomo che ha accoltellato Sabine Pollanz, ferendola al collo con una lama che le ha aperto un vasto squarcio. Il coltello, va aggiunto, non è mai stato trovato.

Sulle analisi che verranno effettuate a Roma puntano anche i difensori, gli avvocati Nicole Pertot e William Crivellari. Se non dovessero emergere macchie o tracce di sangue la posizione del loro cliente risulterà ulteriormente alleggerita. Ad accusarlo resterà solo il riconoscimento fotografico effettuato dalla vittima appena uscita dal coma: in un primo momento Sabine Pollanz aveva affermato di non aver visto l’aggressore perché era stata sorpresa alle spalle. Poi, di fronte all’incalzare degli investigatori, aveva indicato uno dei volti presenti sulle sette fototessere che le erano state messe in mano.

Due sono gli accertamenti tecnici che verranno effettuati a Roma: il primo, quello col “luminol”, secondo i medici legali non è molto significativo. Segnala solo la presenza di liquidi organici: saliva, muco, lacrime, sangue, liquido seminale, urina. Troppo poco, perché ad esempio un cane avrebbe potuto lambire con il naso o la bocca le scarpe o i pantaloni. Il “luminol” segnalerebbe questa presenza, lasciando nel dubbio se la traccia evidenziata si riferisca a un cane o a un uomo.

Ben più significativo è invece il “combur test” che serve orientativamente a valutare la presenza di sangue, attraverso una reazione colorimetrica determinata dall'emoglobina del sangue. Il test è composto da un tampone giallo, che a contatto con il sangue vira rapidamente assumendo un colore verde.

Se tracce di sangue sono presenti sugli indumenti sequestrati nell’abitazione occupata da Ashwani Kumar, con buona probabilità potrà esserne ricavato anche il Dna. Se la comparazione dirà che è identico a quello dell’aggredita, l’inchiesta sarà conclusa.

Ecco perché sia la Procura, sia i difensori ritengono importante l’esito della consulenza. Per conoscerne il risultato dovranno passare tre mesi ma nel frattempo la posizione dell’indagato sarà stata valutata dal Tribunale del riesame a cui i difensori hanno annunciato il ricorso. È più che probabile che Sabine Pollanz debba affrontare nelle prossime settimane anche un confronto all’americana. Almeno quattro uomini con caratteristiche somatiche simili a quelle di Ashwani Kumar le saranno messi di fronte e lei dovrà dire chi è quello che l’ha aggredita. Se sbaglia, l’inchiesta è finita.

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