Austria-Slovenia, stop a Schengen

Per ora valichi aperti con il Friuli Venezia Giulia. Cresce il timore di arrivi più massicci nella nostra regione
Poliziotti austriaci con un gruppo di migranti
Poliziotti austriaci con un gruppo di migranti

TRIESTE. L’Austria ha reintrodotto i controlli. Ma soltanto - per ora - ai confini con la Slovenia, non a quelli con l’Italia. Mentre Lubiana è in allerta e Vienna (l’articolo qui sotto) tenta di ridimensionare l’effetto dirompente delle dichiarazioni del cancelliere Werner Faymann, che l’altra sera ha annunciato la «temporanea sospensione delle regole di Schengen» per affrontare l’emergenza migranti, a confermare questa situazione è Irene Tittoni, direttore della Polfrontiera del Triveneto, in costante contatto con gli omologhi austriaci.

L'Austria sospende Schengen, controlli rafforzati

Stretta sui controlli Controlli al confine austro-sloveno, dunque, ma «dalla Carinzia mi hanno detto che non risultano al momento disposizioni emanate a livello centrale per riattivare i controlli lungo la fascia confinaria con l’Italia; stessa informazione dall’ufficiale di collegamento austriaco a sua volta in contatto con Vienna». Tutto da capire quale effetto avrà la misura sui flussi di migranti, e come potrà riverberarsi su un eventuale cambiamento di rotta in direzione del Friuli Venezia Giulia. «I controlli sistematici non significano che i migranti non entrino in Austria: vedremo cosa succederà», dice Tittoni sottolineando che la situazione «è molto fluida e fragile» ma che «per ora l’Austria si sta riprendendo il 60-70% dei migranti che noi intercettiamo», in base agli accordi europei, percentuale mai così alta in precedenza.

Austria, l'annuncio del cancelliere Faymann: sospendiamo Schengen
Migranti al confine fra Austria e Slovenia

I numeri In 16 giorni, dal primo gennaio a ieri, sono stati 222 gli stranieri rintracciati dalla Polfrontiera italiana a Tarvisio: 150 riammessi in Austria, altri 5 - come riferito dal dirigente della Polfrontiera Tarvisio Pietro Loverre - arrestati perché pur avendo avuto decreti di espulsione erano rientrati in Italia.

Attenzione ai flussi Che l’allerta sui flussi sia alta lo conferma il prefetto di Trieste Francesca Adelaide Garufi: «Il ministero dell’Interno sta seguendo con molta attenzione la vicenda, è evidente che può interessare anche quel flusso che dalla Slovenia può arrivare verso il Fvg», anche se con l’inverno i transiti lungo la rotta balcanica si sono ridotti dai 10-12 mila a 2.500-3mila al giorno, indica Tittoni. Il prefetto Garufi ribadisce come non ci siano a oggi segnali di arrivi in massa, ma «negli ultimi due mesi abbiamo riscontrato un numero medio molto più consistente di arrivi a Trieste e a Gorizia». Effetto degli irrigidimenti dei Paesi vicini: «La notizia che l’Austria non accetta in via di principio migranti afghani» e che una selezione viene attuata anche dalla Germania, «mentre noi esaminiamo le domande di asilo caso per caso, crea una sorta di tam-tam» fra i profughi che cercano altre direzioni. Al momento le operazioni di controllo alle frontiere da parte di polfrontiera ed esercito, nell’ambito dell’operazione Strade sicure, proseguono: «Se ci saranno esigenze di rafforzare i numeri si provvederà», si limita a dire Garufi.

La Regione Dopo che già l’altra sera la Regione Fvg aveva espresso «rammarico», l’assessore all’Immigrazione Gianni Torrenti interpreta ora la mossa di Vienna come un avvertimento: «L’Austria sta aumentando la pressione sull’Ue per sollecitare un intervento più deciso e sulla gestione dei transiti. Non inquadrerei in altra maniera l’annuncio di Faymann e non strumentalizzerei altrimenti la questione», dice Torrenti sottolineando come Vienna registri «in un solo giorno i transiti che in Fvg contiamo in due o tre anni». Sottolineando come non serva l’azione dei singoli Stati ma «una politica coerente e coesa di tutta la Ue», Torrenti annota che occorre «lavorare per dare risposte concrete, come continua a fare la comunità regionale». Controlli più serrati ai confini interni dell’Ue, «in modo irresponsabile sollecitati come panacea ai problemi dell’immigrazione da alcune forze politiche, penalizzerebbero i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, come l’Italia e la Grecia, che nei tratti di mare non possono garantire la medesima capacità di controllo».

Il dibattito politico Intanto però l’annuncio dell’Austria scatena le reazioni. Lega Nord a testa bassa con il leader Matteo Salvini: «L’Austria ha deciso di sospendere Schengen e di tornare a difendere i suoi confini, lo stesso hanno appena fatto Svezia e Danimarca. In Italia continuano a entrare e uscire cani e porci. Tanto abbiamo Renzi, Alfano e Boldrini a difenderci...», chiude mentre la consigliera regionale Barbara Zilli invita Torrenti e la governatrice Debora Serracchiani a venire «subito, assieme ai prefetti, in Commissione per informare i consiglieri della già grave situazione». Italia Unica invoca «migliore Europa e maggiore coesione» quali obiettivi che stonano con le recentissime frizioni fra il governo Renzi e Bruxelles. E mentre Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni chiede a Roma «di annunciare ufficialmente che, in caso di chiusura delle frontiere da parte dell’Austria, l’Italia chiuderà contestualmente il proprio confine con la Slovenia» viste le «centinaia di migliaia di migranti» pronti a essere dirottati verso il Nord Europa via Nordest italiano, la deputata di FI Sandra Savino definisce l’Italia con la frontiera Fvg «il ventre molle d’Europa»: «Il messaggio che stiamo dando è quello di uno Stato impreparato e permissivo, che dal Fvg offre una comoda porta d’entrata».

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