Austria, Hofer rilancia lo spettro Oexit
BOLZANO. Lo spettro di una “Oexit”, una possibile uscita dell'Austria dall'Unione europea, segna il rush finale della campagna elettorale per le presidenziali del 4 dicembre in gioco a Vienna tra il Verde Alexander Van der Bellen e il candidato dell'ultradestra Norbert Hofer. I sondaggi indicano una situazione di assoluta parità tra i due, ma il voto tra il convinto europeista e l'euroscettico rischia di diventare una sorta di pre-referendum sulla permanenza di Vienna nell'Ue.
A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato lo stesso Hofer, che in un'intervista alla Bbc non ha escluso una consultazione popolare sull'Oexit. Rilanciando così ciò che aveva già detto lo scorso giugno. Il candidato liberal-nazionale ha affermato che spingerà per un referendum, se l'Unione diverrà più centralizzata in seguito alla Brexit. Anche se l'Ue è importante per l'Austria, ha detto, lui vuole «un'Ue migliore». Hofer ha più volte ribadito che un voto per lui non vuol dire un voto per l'uscita dell'Austria dalla Ue. Tuttavia, alla Bbc ha affermato anche che ci sono due questioni che potrebbero fargli cambiare idea. Una è l'adesione della Turchia all'Ue; l'altra è la risposta della Ue all'uscita della Gran Bretagna. «Se la risposta alla Brexit sarà un'Unione europea centralizzata, dove ai parlamenti nazionali viene tolto potere e dove l'Unione è governata come uno Stato, in questo caso dovremo tenere un referendum in Austria, perché porterebbe ad un cambiamento costituzionale», ha detto. A poco più di 20 anni dal suo ingresso, l'Austria potrebbe così uscire dall'Unione. Il 12 giugno del 1994 gli austriaci votarono con un vero e proprio plebiscito (66,6% di sì ed un affluenza del 82,3%) per l'ingresso nella Comunità europea. La crisi economica, l'emergenza migranti e la Brexit hanno però contribuito a cambiare il clima nel cuore della Mitteleuropa.
Ma anche il fronte degli europeisti si fa sentire in questa campagna elettorale. «Nein zu Oexit» è infatti lo slogan di una campagna anti-Hofer, guidata dall'industriale austriaco e bolzanino d'adozione Hans-Peter Haselsteiner, che da mesi, con intere pagine a pagamento sui giornali, mette in guardia dalle possibili conseguenze nel caso di vittoria del candidato Fpö. Haselsteiner, ex proprietario di Strabag, il gigante del settore edile di cui detiene ancora una quota, è uno dei sostenitori più importanti di Van der Bellen, anche sul piano economico. Ha schierato intorno a sé noti politici e manager, come l'ex commissario Ue Franz Fischler. Secondo l'ex sottosegretaria Spö e ora manager di spicco della Siemens Brigitte Ederer, «populisti come Hofer, Farage e Trump hanno in comune l'essere inaffidabili. Sono capaci di smentirsi nel giro di due settimane».
Intanto, proprio nel giorno in cui Hofer citava l’ingresso della Turchia nella Ue come fattore per un possibile referendum sull’Oexit, il Parlamento di Strasburgo ha inviato ad Ankara un segnale chiaro: ha chiesto infatti di congelare i negoziati d'ingresso nell'Ue, per le repressioni messe in atto da Erdogan dopo il tentato golpe di luglio. E di sospenderli del tutto se Ankara decidesse di reintrodurre la pena di morte. Una risoluzione non vincolante, quella approvata dagli eurodeputati con una maggioranza ampia e trasversale. «Un voto senza importanza», minimizza il governo turco. Ma il peso politico c'è tutto: il messaggio è che l'Europa forse inizia a stufarsi di una telenovela che dura da trent'anni.
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