Austria, cancelliere sfiduciato poche ore dopo la vittoria
Il giorno dopo le elezioni che hanno visto trionfare il Partito popolare (Övp) del cancelliere Sebastian Kurz, il Parlamento a larga maggioranza ha votato la sfiducia allo stesso cancelliere e a tutti i suoi ministri. Una mozione presentata dall’Spö (Partito socialdemocratico) ha ottenuto i voti anche dall’Fpö (partito della destra sovranista, fino a due settimane fa partner della coalizione con l’Övp) e della Lista Jetzt. Contro – e quindi a favore del governo fino a ieri formato soltanto da Övp e ministri tecnici – hanno votato ovviamente i popolari, ma anche la Neos. Kurz dunque non è più cancelliere e i suoi ministri tecnici, in carica da mercoledì scorso, possono tornare alle loro precedenti occupazioni. La loro esperienza di governo è stata la più breve che si ricordi nella storia dell’Austria. Ieri sera il presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen, incontrati i leader dei 5 gruppi parlamentari, ha annunciato che oggi darà l’incarico di cancelliere ad interim al ministro delle Finanze Hartwig Löger (Ovp) che guiderà gli affari correnti solo finché non verrà trovato un nuovo cancelliere che porti il governo fino al voto in autunno.
Proprio Kurz è quello che il giorno prima aveva fatto guadagnare al suo partito il 35%, il miglior risultato assoluto per l’Övp da quando l’Austria è entrata nell’Ue. Un successo spalmato sull’intero territorio nazionale, persino nel Burgenland, tradizionalmente rosso (perché governato finora con maggioranze assolute dai socialdemocratici), dove da ieri l’Övp è il primo partito. Il Parlamento ha bocciato il leader che gli elettori avevano promosso con lode. Contraddizione difficile da comprendere, anche considerando che i due giudizi sono avvenuti su piani apparentemente distinti. Il voto del Parlamento è la conseguenza dell’Ibiza-gate, del video che 10 giorni fa aveva svelato la disponibilità del leader dell’Fpö e vicecancelliere Heinz-Christian Strache a favorire negli appalti un investitore russo in cambio di aiuti al suo partito. Erano seguite le dimissioni di Strache, il braccio di ferro per far dimettere anche il ministro degli Interni Herbert Kickl, l’uscita dal governo di tutti i ministri Fpö e la loro sostituzione con tecnici.
L’Spö ha considerato un atto di arroganza che il nuovo governo minoritario nascesse senza preventivo accordo con le opposizioni. Da ciò la mozione di sfiducia, che può essere letta anche come gesto di disperazione dei socialdemocratici per il loro mancato successo elettorale di domenica. L’Fpö si è associato per astio verso Kurz, che lo aveva estromesso dal governo. Questa vicenda ha inevitabilmente pesato sul voto di domenica, dove l’Fpö ha perso voti a beneficio soprattutto dell’Övp. I risultati ufficiali si conosceranno dopo il conteggio dei voti giunti per posta, ma il quadro aggiornato può considerarsi ormai definitivo (tra parentesi la differenza rispetto alle precedenti elezioni): Övp 34,9% (+7,9, 7 seggi), Spö 23,4% (-0,7, 5 seggi), Fpö 17,2% (-2,5, 3 seggi), Verdi 14,0 (-0,6, 2 seggi), Neos 8,7% (+0,6, 1 seggio).
La cacciata di Kurz non è stata la sola sorpresa ieri. Un’altra è stata il ritorno in scena di Strache, che malgrado l’Ibiza-gate ha ottenuto 37.000 preferenze e il diritto a un seggio a Bruxelles. La sua era una candidatura pro forma, come quella di Salvini, ma ieri Strache ha pubblicato un post su Facebook in cui si diceva «profondamente grato per la fiducia» e «perciò obbligato ad accettare il mandato». Pochi minuti dopo, però, il post è stato cancellato.—
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