Aurisina, cave in crisi «La Regione ci blocca e addio commesse»

I titolari degli stabilimenti protestano: siamo trattati al pari degli estrattori di ghiaia. Sotto accusa i piani di tutela
Di Riccardo Tosques
Lasorte Trieste 07/04/11 - Aurusina, Cava Romana, Infortunio sul Lavoro
Lasorte Trieste 07/04/11 - Aurusina, Cava Romana, Infortunio sul Lavoro

DUINO AURISINA. «Stiamo morendo, la Regione ci sta affossando, se le regole non cambiano centinaia di lavoratori rischiano di trovarsi presto in mezzo alla strada». I cavatori di pietre ornamentali del comprensorio di Duino Aurisina, Sgonico e Monrupino sono esasperati. E lanciano l'allarme: un settore ultracentenario che ha fatto la storia della provincia triestina è sull’orlo del collasso.

«Questa mattina ho ricevuto una commissione dalla Cina per oltre cinquemila metri di materiale: ho dovuto dire di no perché sono impossibilitato a lavorare». Paolo Puric, titolare di una cava a Monrupino, strabuzza gli occhi. La sua, come quella dei gestori di altre otto cave disseminate tra Sistiana, Sgonico e Monrupino-Repen è una situazione paradossale.

In un momento storico drammatico per la crisi economica che attanagli oramai tutti i settori, il lavoro per i cavatori triestini, in realtà, ci sarebbe. Il marmo pregiato che si estrae dal territorio carsico affonda le sue radici nell’epoca degli antichi romani che lo avevano esportato in tutto il mondo conosciuto allora. Non a caso l''ubicazione delle cave, poste in vicinanza alle grandi vie di comunicazione, unitamente alla qualità del prodotto, hanno contribuito alla grande diffusione nel mondo dei marmi del Carso fin dall'antichità.

Oggidì i materiali plasmati dalle sapienti mani di almeno quattro generazioni di carsolini sono facilmente rintracciabili nei palazzi delle capitali del grande ex Impero Austroungarico (Vienna e Budapest), ma anche in Cina, a Taiwan e in Egitto. Eppure il lavoro dei 35 lavoratori delle cave, a cui si affiancano centinaia di altre figure professionali tra i quali i camionisti, gli addetti alle segherie e gli scalpellini, da anni è stato messo quasi ko dalla Regione.

«Politici e dirigenti non hanno minimamente idea di cosa sia una cava per pietre ornamentali in Carso, tanto è vero che queste vengono trattate alla stregua delle cave di ghiaia», spiega Omar Jožef Marucelli, delegato delle attività estrattive del Carso triestino nonché consigliere comunale di Monrupino.

Questa “ignoranza di fondo” ha fatto sì che con la costituzione delle zone di tutela Sic (Siti d'importanza comunitaria) e Zps (Zone di protezione speciale) i cavatori, per qualsiasi modifica al percorso di estrazione, anche minimo, sono vincolati senza possibilità di deroga.

Una fase di black out totalmente immotivata: «Il nostro lavoro è basato sull'estrazione delle pietre che avviene con dei piccoli buchi, un lavoro che non ha niente a che fare con le movimentazioni di ghiaia che avvengono nelle altre cave».

Insomma: i cavatori delle pietre ornamentali non possono recare alcun fastidio alla fauna e alla vegetazione presente nel territorio circostanze. «Noi siamo i primi a dichiararci convinti ecologisti ma purtroppo a causa di questa ignoranza è stato stilato un regolamento poi portato sino all'Unione Europea che ci ha tagliato le gambe», spiega Marucelli.

«Ora però - continua - è il momento di dire basta. Chiediamo che dei tecnici competenti in materia rivisitino quel regolamento e che si crei una volta per tutte un ufficio regionale riservato alle attività estrattive».

Difficile stabilire i fatturati delle cave disseminate sul Carso triestino. Nonostante la crisi la domanda non è calata. Anzi. Ma il vero problema è il fatto di non potersi espandere. Paradossale poi pensare che così agendo i Comuni di Duino Aurisina, Sgonico e Monrupino hanno avuto una grossa perdita di introiti per il mancato ottenimento della percentuale dei diritti di escavazione.

E, colmo dell’ironia, anche la Regione non ha incassato tasse per centinaia di migliaia di euro per lavori che non si sono potuti sviluppare perché ostacolati da un regolamento partorito dalla Regione stessa.

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