Aumento delle rette per la Casa di riposo comunale a Gradisca

Il ritocco è di 1,10 o 1,30 euro al giorno per i residenti se autosufficienti o meno 
Luigi Murciano

la scelta

GRADISCA

Verranno ritoccate verso l’alto, dopo sette anni, le tariffe della casa di riposo comunale San Salvatore di Gradisca d’Isonzo. Il ritocco delle tariffe era nell’aria ormai da qualche anno e, di fatto, per ospiti residenti autosufficienti ammonta ad un caffè al giorno. Il rincaro è infatti di 1,10 euro giornalieri, dal momento che la quota pro die pro capite passa dai 40,90 euro del recente passato ai 42 attuali. Il totale del rincaro è dunque di 401,5 euro annui. La retta giornaliera per residenti non autosufficienti aumenta invece di 1,30 euro: da 73,20 euro a 74,50: rincaro annuo di 474.5 euro.

Per quanto concerne eventuali ospiti non residenti, ovvero provenienti da altri comuni (al momento non ve ne sono) il rincaro giornaliero è di 70 centesimi se autosufficienti e 1,48 se non autosufficienti. A differenza del passato i servizi di lavanderia e cura alla persona sono già incorporati nella tariffa.

La casa di riposo “costa” 932 mila euro annui. Rette e contributi regionali specifici coprono l’83% della spesa, la quota restante – 156 mila euro – è interamente a carico delle casse municipali. «Andare a mettere mano alle tariffe di servizi sociali essenziali non è mai piacevole – afferma assessore comunale al Welfare, Sergio Bianchin -– ma se andiamo ad analizzare le diverse ragioni che hanno indotto a questa decisione, si comprenderà che essa non era più prorogabile». La San Salvatore era stata inaugurata nel 2001 come residenza per anziani con 32 posti letto complessivi di cui solo 11 per persone non autosufficienti. «L’obiettivo che ci si è posti fin dall’inizio è stato quello di ampliare la platea delle persone non autosufficienti accoglibili in struttura alla luce delle crescenti richieste in tal senso – spiega – Ciò ha comportato diversi lavori di manutenzione, straordinaria e ordinaria, che la San Salvatore ha affrontato in tutti questi anni di tariffe bloccate per attuare la riconversione in ossequio alle normative regionali: penso ai servizi igienici, ai dispositivi di chiamata, a corrimano ed impianti elettrici, al cambio degli arredi. A questi si aggiungono i costanti lavori di piccola manutenzione che si rendono necessari, alcuni già ultimati come quello sul tetto o le pitturazioni ed altri da perfezionare come quello sull’ascensore. E senza neppure contare gli adeguamenti degli spazi in era-Covid».

Accanto a questo, ci sono i crescenti costi di gestione: «Acqua, luce e riscaldamento costano più cari come in tutte le famiglie e abbiamo il dovere di far quadrare i conti. Nonostante il lieve incremento – rivendica Bianchin – le rette rimangono non solo in linea, ma in alcuni casi addirittura sotto la media di costo di diverse case di riposo comunali del circondario».

Sono attualmente 25 gli ospiti nella struttura in via della Campagnola, su una capienza potenziale di 32: ma 7 posti vengono “sacrificati” per i protocolli anti-Covid che prevedono l’istituzione di una zona rossa e di quarantena. La lista d’attesa invece è notevole. In queste nuove ondate del virus il contagio ha visto un solo caso fra gli ospiti già rientrato dopo ricovero in Rsa. —



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