Aule aggiuntive e banchi singoli: la “nuova” scuola allarma i sindaci
TRIESTE. «Non dormo di notte per risolvere i problemi, ci fanno diventare matti con lo scaricabarile sui territori». Il più preoccupato è Roberto Dipiazza. Con lui Anna Cisint. Sindaci nell’incertezza perché le linee guida della scuola, o almeno le bozze che rimbalzavano ieri in regione, fanno ipotizzare la rivoluzione delle aule visto l’obbligo di banchi singoli. Da ordinare, pagare e distribuire per l’inizio dell’anno scolastico nel rispetto del distanziamento di un metro, «da bocca a bocca» secondo l’ultima indicazione del comitato tecnico scientifico nazionale.
Il sindaco di Trieste ha fatto i conti quando sembrava che il paletto delle distanze fosse ancora più rigoroso, prima che spuntasse quel «da bocca a bocca». «Mi sarebbero servite 80 nuove aule: e dove le trovo? Adesso forse un po’ meno, e ci viene fortunatamente in aiuto il rettore Roberto Di Lenarda che mi ha consegnato gli spazi di via Economo e che ringrazio, ma la situazione rimane insostenibile».
Il nodo è quello dei banchi singoli: «Come posso pensare di comprarmeli tutti? E come faranno le piccole amministrazioni che hanno pure problemi di bilancio? O torniamo a miti consigli o mi rifiuto di adeguarmi. Anche perché non c’è il tempo: l’unica cosa che conta è riaprire le scuole il 14 settembre». Fosse per Dipiazza, la soluzione c’è: «È quella dei doppi turni, ma so bene che non ce lo faranno fare. In ogni caso, visti i numeri in calo della pandemia, non servono regole allucinanti. Bastano un po’ di attenzione e le opportune misure igienico-sanitarie».
Il sindaco di Trieste annuncia lettere al premier Conte e al ministro Azzolina. Come ha già fatto, ad Azzolina, la collega di Monfalcone Cisint, che spiega di essere in attesa di delucidazioni dalla direttrice dell’Ufficio scolastico regionale Daniela Beltrame, ma avverte: «È già tardi, perché i Comuni non si potranno certo inventare in poco tempo risorse e variazioni di bilancio». La preoccupazione riguarda in particolare la scuola dell’infanzia con oltre 500 bambini da gestire e «classi da 28 che non si potranno più fare», ma ce ne sono altri 3.400 tra primarie e medie.
«A leggere le bozze, cambiate almeno cinque volte, vedo poche idee e ben confuse – attacca il sindaco –. Organizzare gli spazi non è semplice e lo stallo governativo non ci aiuta. Nuove aule? Negli asili si possono ridurre le sale destinate al gioco, ma non so come faremo nelle scuole dell’obbligo».
Beltrame prova a rasserenare i sindaci: «La distanza di un metro tra gli alunni non dovrebbe preoccupare così tanto, anche se i banchi dovranno essere singoli. E non va certo dimenticato che al Fvg, del riparto nazionale per la scuola, sono arrivati 6,5 milioni». Ma anche in Anci regionale non si nascondono le perplessità: «Il rischio è che tutto si scarichi sulla responsabilità e sull’operatività dei Comuni, che dovranno trovare una soluzione a ogni criticità. L’auspicio è che, come ventilato dall’Usr, parta a breve un tavolo regionale per valutare assieme a Regione e presidi le vie d’uscita. Altrimenti l’inizio dell’anno scolastico sarà molto difficile».
Il meno allarmato pare essere il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna. «Qualsiasi cosa ci chiederanno la faremo – assicura –, ma ho già fatto una ricognizione e in larga parte i banchi singoli da noi ci sono già. L’intesa con i dirigenti scolastici è ottimale e abbiamo già avviato una pianificazione della riapertura». Ma una preoccupazione c’è: «Riguarda il personale. Spostare aule richiede forza lavoro, che non dovrà mancare». Lo rimarca anche l’assessore regionale Alessia Rosolen, che si dice però soddisfatta per le garanzie ministeriali su aumento degli organici e ulteriori fondi annunciati per sanificazione ed edilizia leggera.
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