Attraversa i binari con le cuffie. Muore travolto dal convoglio
TRIESTE Sembrava un suicidio. Invece no. Mano a mano che trascorrono i giorni appare sempre più probabile che si sia trattato di un incidente. Il triestino Marco Germani, 40 anni ad agosto, è stato travolto da un treno.
La tragedia si è verificata mercoledì 29 gennaio nella vecchia stazione ferroviaria di Santa Croce. Erano circa le sette di sera. Buio. Forse c’era anche nebbia. Il quarantenne è stato investito da un convoglio proveniente da Trieste e che viaggiava in direzione di Monfalcone.
Secondo le ricostruzioni investigative, Marco ha attraversato i binari per raggiungere la banchina opposta. Evidentemente non ha guardato. Ma, soprattutto, aveva le cuffie alle orecchie. Forse anche il cappuccio tirato in testa.
Un aspetto, questo delle cuffie, confermato da più fonti. D’altronde era più po’ il suo tratto distintivo: Marco, mentre camminava per strada, indossava spesso dei grossi auricolari con cui ascoltava musica. Cuffie che abbinava a un abbigliamento che ricorda quello dei rapper: pantaloni e maglie larghe, cappellino e scarpe sportive.
Da quanto risulta Germani è stato colpito alla testa, di lato, da uno spigolo del treno. Ma su quello che è accaduto esattamente si possono fare soltanto congetture. Il macchinista avrebbe testimoniato di aver visto il giovane sui binari, come se stesse attraversando. E che si sarebbe arrestato improvvisamente alla vista del treno, forse perché colto di sorpresa. L’impatto è stato inevitabile.
Marco abitava a Santa Croce, dove era conosciuto e voluto bene. Lavorava a Trieste, in un panificio del rione di San Giovanni. In passato giocava a calcio. Molti, sopratutto i coetanei, lo ricordano così: veloce, tiro potente, corsa. «Forse in campo era un po’ matto», scherza con affetto un amico.
Del caso si è occupata la Polizia ferroviaria. Gli accertamenti sono in mano al pm Lucia Baldovin. Il magistrato dovrebbe dare presto il nulla osta per la sepoltura.
Ci sono dunque vari elementi che portano a escludere l’ipotesi del suicidio. A cominciare proprio dalla testimonianza del macchinista che non avrebbe visto una persona “buttarsi” ma che, appunto, attraversava. Germani, inoltre, non ha lasciato nulla di scritto, un biglietto o altro. Niente che possa far pensare a un gesto estremo. «E non ha mai parlato di suicidio», spiega un familiare.
«È stato un tragico incidente», commenta il fratello Christian. «Siamo tutti sconvolti. Non si è suicidato, ne sono sicuro. È brutto da dire, ma voglio dirlo chiaramente: io ho visto il corpo per il riconoscimento in obitorio. Se si fosse buttato sarebbe a pezzi. Invece era sfregiato... aveva un colpo al volto e in testa. Comunque non ho parole per quello che è successo. Qui a Santa Croce, e non solo, tutti gli volevano bene». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo