Attacco hacker a Gorizia, violata l’e-mail di Nuovo Lavoro

Spediti mille messaggi-truffa
Di Elisa Lenarduzzi

Chissà la sorpresa che ieri mattina avrà provato Francesco Mastroianni, presidente dell’associazione Nuovo Lavoro, quando, aprendo la sua e-mail privata, ha trovato uno strano messaggio proveniente dalla sua stessa associazione, nel quale qualche fantomatico socio risultava sperduto a Liverpool, derubato di tutti i soldi e documenti, e chiedeva “un modico prestito” per rientrare a casa. Lì per lì avrà pensato a uno scherzo o tutt’al più a un po’ di “spam”. Peccato che la stessa e-mail l’abbiano ricevuta tutti i contatti presenti nella rubrica elettronica della Nuovo Lavoro: all’incirca un migliaio tra privati, enti e istituzioni sparsi in tutta Gorizia, tutte potenziali vittime di una delle truffe telematiche più diffuse di questi tempi.

Il peggio, però, deve ancora arrivare. Già perché l’hacker che ha spedito la richiesta di aiuto (ovviamente in denaro) a mezza città, si è impossessato dell’account di posta del sodalizio di via Rastello, bloccandone l’accesso ai soci, che hanno così perso tutti i contatti raccolti in tanti anni di lavoro sul territorio. «Stupidamente non abbiamo mai pensato di copiare gli indirizzi e ora dobbiamo ricostruire tutto daccapo. Un lavoro immane - spiega scoraggiato Mastroianni -. Abbiamo presentato denuncia alla Polizia Postale, ma ci hanno subito avvertiti che non c’è alcun modo di recuperare i dati in tempi brevi».

Solo due giorni fa, la stessa identica denuncia di furto di account è stata presentata da un privato e, da quanto si è potuto appurare, le nuove e-mail create dall’hacker per farsi spedire l’obolo dal malcapitato di turno sarebbero riconducibili a un paese dell’Africa. Le indagini, però, potrebbero andare avanti ancora 5-6 mesi. Troppi per la Nuovo Lavoro, che nel frattempo ha aperto un nuovo account per cercare di ricostruire la rete virtuale tanto faticosamente costruita e andata perduta in una mattinata: non più nuovolavorogorizia@gmail.com ma gorizianuovolavoro@gmail.com.

La speranza, ora, è che nessuno sia caduto nella truffa dei ladri di e-mail. Ma qual è, con esattezza, l’amo con cui si è cercato di far abboccare migliaia di goriziani? Il messaggio, scritto in un italiano sconclusionato e avente per oggetto un confidenziale “Ciao”, parte subito con una premessa: “Molto urgente!” scritto in caratteri maiuscoli.

Per poi spiegare: “Sono stato a Liverpool, Regno Unito e durante il mio soggiorno i miei documenti sono stati rubati insieme al mio passaporto internazionale e la mia carta di credito.... In tutto ciò ho pensato di ricorrere al tuo aiuto per tornare in patria: pensavo di chiederti un modico prestito che ovviamente ti restituirò non appena sarò tornato». Peccato che il messaggio non sia nemmeno firmato.

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