Atleta morta a Muggia, la fuga dall’ex violento e la richiesta di aiuto

Marianna Pepe aveva denunciato più volte il compagno e ritirato in seguito le querele. L’amico: «Ma quell’uomo le faceva ancora tanta paura». Mercoledì l’autopsia

L'atleta morta. Le ultime ore di Marianna Pepe in fuga dall'ex violento

TRIESTE Chi ha incontrato? Dov’è stata? E, soprattutto, da chi ha ricevuto le sostanze che l’hanno uccisa? Le indagini della Procura di Trieste stanno tentando di dare risposta a tutte queste domande, ricostruendo gli spostamenti e i contatti di Marianna Pepe, l’ex campionessa nazionale di tiro a segno deceduta giovedì a causa di un mix di alcol e psicofarmaci. La donna, quando è morta, si trovava assieme al figlio di cinque anni in un appartamento di via Pier Paolo Deluca, a Muggia: l’alloggio di un amico, il 40enne Antonio Vidmar, a cui Marianna aveva chiesto ospitalità per non andare a dormire dall’ex compagno, il 42enne Demis Corda da cui si sentiva minacciata. I rapporti con lui erano tesi e, come appurato dalla stessa Procura, non mancavano gli episodi di violenza. Sia in passato, sia in tempi più recenti. Non a caso la donna cercava aiuto dai conoscenti proprio per tenersi lontana dall’ex.



Ma cos’è accaduto di preciso nelle 48 ore che hanno preceduto la tragedia? Probabilmente l’ex campionessa si era vista proprio con Corda, l’ex. La conferma arriva dalla testimonianza diretta dello stesso Antonio Vidmar, l’uomo che l’aveva accolta la sera prima della morte e con cui poi Marianna ha trascorso la notte. «Sì - ammette il quarantenne muggesano - lei è venuta da me, come altre volte, dicendomi che aveva litigato con il moroso e lui la inseguiva. Lei è scappata lasciando l’auto sotto casa. Ma prima mi aveva telefonato per chiedermi se poteva venire a dormire a casa mia. Io le ho riposto di sì. Da quanto mi ha raccontato - riferisce ancora Vidmar - tutto questo è accaduto perché il moroso aveva trovato una convocazione della Questura...per questo sono nati tutti i casini quel giorno. Per questo è scappata da lui». La donna, insomma, fuggiva. Aveva paura.

Marianna e Antonio si incontrano mercoledì pomeriggio. Passano il tempo in qualche locale di Muggia a bere. «Siamo stati insieme - conferma Vidmar - ci siamo ubriacati e siamo andati a casa mia a cenare. Abbiamo mangiato gnocchi e guardato una partita. C’era il figlio. Giocava con il gatto, poi Marianna l’ha messo a letto».

I due, mentre il bimbo è in camera, si stendono su un divano del salotto. «A un certo punto lei mi ha chiesto qualcosa di forte per addormentarsi - ripercorre Vidmar -. Le ho dato delle gocce di Diazepam, che ho preso anch’io. Ma lei si è bevuta tre quarti della boccetta. Se l’è messa in bocca e ha bevuto a petto. Poi non so cos’altro ha preso, perché io ho tante pastiglie in casa: psicofarmaci e antidolorifici che uso per il male alla gamba causato da un incidente. Non vorrei che avesse ingerito anche altro. Lei comunque assumeva pastiglie già da tanto tempo. Il suo problema - osserva il quarantenne - era il fidanzato (Demis Corda, ndr) che voleva lasciare, ma c’era il figlio di mezzo. Gli dicevamo tutti di andarsene da lui. Ma lei si ostinava a tornare. Demis adesso è distrutto. L’ho visto, abbiamo parlato, dice che amava Marianna».

Violenza sulle donne, Trieste prima per denunce


Quello che è successo giovedì è noto. È ora di pranzo, circa l’una, quando Vidmar si sveglia. È a pochi centimetri da Marianna. Tenta di svegliarla, scuotendola, ma la trentanovenne non dà segni. L’amico chiama l’ambulanza, al telefono gli danno istruzioni per il massaggio cardiaco. «Non si muoveva...», ricorda tra le lacrime Antonio.

Mentre si tenta di far chiarezza sul caso, il procuratore Carlo Mastelloni conferma in un comunicato che sul corpo dell’ex campionessa non sono stati rilevate violenze. E che il medico legale intervenuto nell’alloggio di Muggia ha ipotizzato una morte improvvisa «conseguente a insufficienza cardiorespiraoria da edema polmonare secondario a verosimile polintossicazione da diverse sostanze».

L’autopsia, fissata per mercoledì, servirà a verificare se le cause del decesso sono dovute effettivamente all’assunzione di sostanze. Le indagini puntano anche ad accertare la responsabilità di chi le ha fornite. Ma sono in corso approfondimenti investigativi pure sulla situazione familiare della donna. Corda era già stato rinviato a giudizio per maltrattamenti tra il 2014 e il 2015. Il giudice aveva ritenuto sussistenti solo alcuni singoli episodi di lesione, per i quali non era però scattato alcun procedimento, perché l’ex campionessa aveva rimesso la querela. Marianna aveva inoltre dichiarato che, dopo la denuncia, le violenze erano cessate e che il compagno aveva mantenuto «una condotta collaborativa anche nella gestione del figlio».

Ma in seguito si erano verificati altri maltrattamenti, rispetto ai quali però la trentanovenne lo scorso 1 ottobre aveva riferito di aver ritirato le precedenti denunce in quanto l’uomo era «un bravo padre» e che successivamente c’era stata «una sola» violenza. La relazione, assicurava comunque la trentanovenne, era finita e Corda - garantiva la donna - «mi rispetta». Un quadro che la diretta interessata ha confermato alle forze dell’ordine pure il 30 ottobre.

Ma il giorno prima della morte Marianna fuggiva proprio dall’ex. —


 

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