Ateneo, niente soldi per gli associati Lettera al ministro
di Gabriella Ziani
«Signor ministro, auspichiamo che la ripartizione 2012 sia effettuata in modo da consentire agli atenei esclusi nel 2011 una equa compensazione (...) per non deludere le aspettative di tanti giovani colleghi». Primi approcci dell’Università col governo Monti, e segnatamente col nuovo ministro all’Istruzione, università e ricerca, Giovanni Profumo. E primo problema anche a Trieste (nonché a Udine), sui tanti accumulati per l’azione del governo precedente: dopo i feroci tagli, era stata destinata una somma straordinaria per la progressiva chiamata di professori associati, cioé di ricercatori diventati idonei al ruolo superiore, e per legge rimasti vincolati al gradino inferiore.
Brutta sorpresa: il governo ha distribuito questa somma a tutti gli atenei, ma non a quelli che tuttora spendono per stipendi oltre il 90% del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo). E Trieste come si sa è ancora in questa zona di blocco. Pur avendo perso il 30% di docenti in 10 anni, ha avuto nel contempo una tale riduzione di finanziamento (ben 10 milioni dal 2009) che il rapporto percentuale si è riprodotto in maniera meramente matematica. La penalizzazione è diventata insomma strutturale, col rischio dichiarato di perdere prospettive di sviluppo, visto che la contrazione del corpo docente porta calo dei corsi e dunque in prospettiva un limite alle iscrizioni, in un meccanismo di causa-effetto che trasforma il risparmio in progressiva devitalizzazione. Quest’anno a Trieste sono stati tolti altri 5 milioni (4,9%). Si attende però la modifica della regola del 90%, lo prevede già la legge Gelmini.
Ma intanto i ricercatori-associati restano al palo. «Siamo stati esclusi assieme ad altre 15 università - chiarisce il rettore Francesco Peroni -, solo 11 hanno avuto il contributo, con gli altri rettori “vittime” abbiamo segnalato al ministro che si tratta di una errata esclusione, perché i ricercatori idonei al ruolo di associato hanno tutti maturato il medesimo individuale diritto, a prescindere dall’ateneo in cui si trovano a lavorare, né si tratterebbe di un aumento d’organico, perché essi già ne fanno parte».
Ma se è comunque troppo presto per vedere quale indirizzo il nuovo governo prenderà per il già vessato comparto universitario, un’opinione iniziale Peroni ce l’ha: «Il ministro Profumo è stato sempre presente alle riunioni della Conferenza dei rettori, un cambio di rotta assoluto rispetto al ministro Gelmini, che in quattro anni mai una volta ci aveva messo piede».
Un altro credito Profumo se l’è guadagnato per aver subito accolto le critiche piovute sui nuovi bandi per i Progetti di ricerca di rilevanza nazionale (Prin), campo di lavoro importante e privilegiato, cui ogni università concorre con ambizione. «Il bando aveva caratteristiche eccessivamente burocratiche - riferisce Peroni -, è bastata però una motivata critica pubblica degli autorevoli Normale di Pisa e Istituto Sant’Anna perché il ministro provvedesse con un decreto correttivo». Ascolto, fiducia e velocità che hanno dello sbalorditivo: «Con il ministro Gelmini - non si trattiene dal dire Peroni - ci sarebbe stata la più ferma insistenza, è sempre stato impossibile ottenere la correzione di alcunché, anche della cosa più stupida al mondo».
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