Da Vienna fino a Trieste a caccia di gioielli antichi da rimettere sul mercato

A valutare i monili sono gli esperti della storica casa d’asta Dorotheum. Il primo contatto è stato con un pensionato: «Così riemerge il passato»

Martina Seleni
In quest’immagine l’imperatore Francesco Giuseppe all’inaugurazione del Nuovo Palais Dorotheum nel 1901
In quest’immagine l’imperatore Francesco Giuseppe all’inaugurazione del Nuovo Palais Dorotheum nel 1901

Da Vienna a Trieste, a caccia di antichi gioielli. La casa d’aste viennese Dorotheum, fondata nel 1707 dall’imperatore Giuseppe I d’Asburgo, sta per sbarcare proprio qui, nel capoluogo giuliano. Oggi e domani, 12 e 13 marzo, all’interno del Grand Hotel “Duchi d’Aosta”, gli esperti della storica realtà austriaca offriranno ai cittadini consulenze private per la stima di gioielli e orologi. Bisogna sottolineare che la scelta di puntare sul Friuli-Venezia Giulia per ampliare il proprio mercato, per Dorotheum non è casuale.

«Trieste – spiega Giulia Pastore, referente per il Dipartimento Gioielli e Orologi della casa d’aste – è strategica per la sua posizione baricentrica fra Austria, Slovenia e Croazia. La città ha una forte identità mitteleuropea, può vantare legami sia culturali che commerciali con l’Austria, e ha anche un’impronta fortemente cosmopolita e multiculturale. In tal senso, il nostro obiettivo è costituire un’opportunità non solo per i collezionisti e gli appassionati d’arte, ma per l’intero territorio».

Un ragionamento che non fa una piega. Ora basta solo aspettare e vedere come reagiranno i triestini a questa opportunità. Chissà, magari spunteranno bracciali, spille o monili capaci di raccontare antiche connessioni con l’impero austro-ungarico. Forse, qualcuno tirerà fuori dalla cassaforte pendenti arricchiti da motivi marini, oppure orologi da tasca con raffinate incisioni. Chissà!

A creare il primo contatto con la casa d’aste è stato un pensionato triestino che desidera sottoporre agli esperti di Dorotheum alcuni oggetti di famiglia. «Leggendo i giornali – ha specificato l’anziano, che vuole restare anonimo – mi ha colpito molto la storia di questa realtà, nata nel XVIII secolo come alternativa alle banche di pegno che soffocavano i clienti. Quindi, l’azienda all’epoca aveva anche una precisa funzione sociale! Questi particolari fanno parte della grande storia degli Asburgo, che fecero di Trieste la quarta città dell’impero dopo Vienna, Praga e Budapest. Ma poi c’è anche tutta la storia delle famiglie borghesi che hanno contribuito a rendere questa città un gioiello storico, artistico e culturale. Così, ho pensato che contattare Dorotheum fosse un modo per far riemergere alcuni affascinanti elementi del nostro passato».

In effetti, di storia ce n’è molta: Dorotheum, nata più di 300 anni fa nell’impero asburgico, è una delle primissime case d’aste al mondo ancora oggi attive. Alla fine del XIX secolo, ampliò la propria offerta includendo tra gli oggetti più frequentemente battuti opere d’arte, libri, monete e francobolli. Dal 1901, grazie all’inaugurazione del Palais Dorotheum commissionato dall’Imperatore Giuseppe I all’architetto Emil von Föster, l’attività conobbe una crescita esponenziale, diventando un punto di riferimento internazionale per gli amanti dell’arte. Oggi è la più grande casa d’aste dell’Europa continentale, con clienti in oltre 100 Paesi al mondo, che non vedono l’ora di scoprire anche i gioielli custoditi a Trieste.—

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