Assolto per l’Iva evasa nel 2006 condannato per un’altra annata

Otto mesi con rito abbreviato a Gianfranco Cergol come ex rappresentante legale di Italspurghi A novembre processo analogo ma esito opposto: crediti non incassati, l’azienda era senza liquidità
Di Corrado Barbacini
Tommasini-Trieste-Tribunale
Tommasini-Trieste-Tribunale

Assolto per avere evaso l’Iva del 2006, condannato per avere evaso quella del 2008. Gianfranco Cergol, 55 anni, imprenditore, già rappresentante legale della società Italspurghi nonché attuale proprietario della Triestina, ieri è stato condannato dal giudice Laura Barresi in processo con rito abbreviato alla pena di 8 mesi di reclusione. Era accusato di non avere versato 135mila euro entro il termine del 27 dicembre 2008.

Nei mesi scorsi l’imprenditore aveva ricevuto dal pm Massimo De Bortoli un decreto penale di condanna alla pena di circa 7mila euro. Ma tramite il difensore, l’avvocato Riccardo Seibold, si era opposto al provvedimento chiedendo appunto di essere processato. Il difensore si è ovviamente battuto per l’assoluzione. Ma il giudice ha accolto le richieste del pm.

Lo scorso novembre un’analoga vicenda relativa all’anno d’imposta 2006 si era conclusa per Cergol in tutt’altra maniera. L’evasione di quasi 300mila euro era stata “giustificata” dal giudice Luigi Dainotti con il fatto che in quel periodo l’impresa di Cergol navigava - per colpa non sua - in cattive acque. Anche in quella circostanza il processo era stato celebrato con rito abbreviato dopo l’opposizione al decreto penale di condanna.

Nelle motivazioni dell’assoluzione dello scorso novembre, il giudice Dainotti aveva scritto che «la materialità del fatto (l'evasione dell’Iva, ndr) è indiscussa in quanto l’imputato, nella sua qualità di legale responsabile della società, ha omesso di versare nei termini di legge l’Iva dovuta» per il 2006. Ma Cergol - rilevava ancora il giudice - «ha provveduto a versare le somme dovute a titolo di imposta, sanzioni e interessi il 10 dicembre 2008». Solo due anni dopo, in effetti, ma perché «l’imputato si è trovato nel 2006 di fronte a una imprevista e oggettiva impossibilità di provvedere al pagamento del tributo». L'esame dei bilanci della Italspurghi - così ancora il giudice - ha evidenziato che «già al termine del 2006 la società aveva maturato crediti non soddisfatti per un importo più che doppio rispetto all'imposta all'erario, e che a fine 2007 aveva maturato crediti non soddisfatti da parte dei propri clienti per un importo superiore alla metà del mutuo che era stato concesso dalle banche». Infatti non appena ottenuto il finanziamento Cergol aveva pagato il debito Iva, interessi e sazioni compresi.

Per il giudice insomma in quella occasione c’era stata da parte di Cergol «situazione di incolpevole illiquidità finanziaria» dell’Italspurghi ecologia Srl al momento della scadenza del termine per il versamento dell'Iva: nessun dolo. Il giudice aveva precisato che la società si era risollevata «solo a fine 2008 grazie a una ristrutturazione del debito verso gli istituti di credito».

Ma alla fine del 2008, nonostante la boccata di ossigeno, Cergol l’Iva non l’ha versata. E così è scattata la condanna.

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