Assistenti inviati sul posto e aiuto telefonico a distanza. Ecco cosa chiedono i medici per la campagna di vaccinazione

Nel vivo il confronto con Asugi per definire le modalità operative del coinvolgimento dei dottori. Il sindacato Snami chiede l’attivazione di un filo diretto con il 118 per consulti e interventi rapidi 

il caso

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Dalla presenza di un secondo operatore, chiamato ad affiancare il medico nell’esecuzione del vaccino e il paziente nel successivo periodo di osservazione, all’attivazione di numeri telefonici dedicati a cui rivolgersi in caso di reazioni avverse all’inoculazione. Sono alcune delle richieste avanzate dai medici di medicina generale in vista della sottoscrizione dell’accordo aziendale con Asugi, necessario per rendere operativo il coinvolgimento della categoria nella campagna vaccinale. Quella firmata venerdì scorso con la Regione, infatti, è stata solo l’intesa quadro che ora andrà dettagliata a livello territoriale. Solo a quel punto i medici inizieranno davvero ad essere impiegati nella somministrazione dei vaccini a domicilio, nei loro ambulatori, nei centri vaccinali e nei distretti.

In attesa del confronto ufficiale con Asugi, ad avanzare una prima bozza di accordo è il sindacato Snami. Lo stesso che, insieme allo Smi, non aveva sottoscritto il “patto” della settimana scorsa e ora mette sul piatto una serie di condizioni migliorative. «Per dare il via libera all’operazione vaccini, spiega Matteo Picerna, neopresidente provinciale di Snami, chiediamo di soddisfare tre tipi di richieste». Si parte dai requisiti in possesso del medico: il professionista dovrà dimostrare di essersi vaccinato o di essere guarito dopo aver contratto il virus. Inoltre dovrà esibire l’attestato di medico vaccinatore conseguito con un corso online dell’Istituto superiore di sanità.

C’è poi un altro aspetto su cui Snami insiste: il medico, si legge nella bozza dell’accordo, deve essere affiancato nella pratica vaccinale, e nelle procedure successive all’inoculazione, da un secondo operatore con qualifica di medico o infermiere vaccinatore, che dovrà essere fornito dall’Azienda.

Infine vengono richiesti due servizi telefonici di supporto. Il primo è previsto quando si riscontrano dei dubbi legati ai dati riferiti all’anamnesi del proprio assistito, che comunque dovrà aver preparato le informazioni precedentemente all’inoculazione. In questo caso i medici dovranno poter ricevere un rapido consulto da un medico allergologo o un medico esperto nelle vaccinazioni del dipartimento di Prevenzione. In caso invece di reazioni avverse, si è pensato a un altro contatto diretto con i colleghi della centrale operativa e del 118, il cui responsabile è Alberto Peratoner, che si è reso disponibile a fornire le indicazioni sulla gestione di questi casi.

Fin qui il contenuto della bozza di documento. Restano poi da affrontare altre variabili fondamentali per la concreta attuazione del coinvolgimento dei medici di medicina generale: «La prima riguarda le forniture di vaccini: al momento infatti non ci sono ancora a disposizione le dosi per le categorie che dobbiamo immunizzare», afferma Picerna, nominato dall’assemblea negli scorsi giorni a capo del consiglio a maggioranza femminile. E poi c’è la questione della sicurezza e della responsabilità penale del medico. «Finché non ci sarà una legge a livello nazionale che ci tuteli su questo fronte in caso di eventuali reazioni all’inoculazione - conclude il numero uno di Snami Trieste -, il professionista resta esposto al rischio di essere indagato come già accaduto». —

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