Assicurazioni truffate a Pola, scoperto un giro di affari da 250 mila euro: 27 gli arresti
POLA Alcuni poliziotti dei reparti speciali con il volto coperto hanno arrestato ieri mattina sul posto di lavoro, tra lo stupore del personale, il noto chirurgo Rajko Celović vice responsabile del Reparto di chirurgia dell'Ospedale regionale di Pola. La notizia, che ha subito fatto il giro dei media croati, è stata confermata dalla portavoce della Questura istriana Nataša Rogić Jukopila.
L’arresto di ieri mattina è l’ultimo atto, almeno per il momento, delle indagini avviate due anni fa dalla polizia in collaborazione con la Procura comunale, sulla mega truffa ai danni delle case assicuratrici in riferimento ai risarcimenti per gli incidenti stradali e polizze vita, che finora ha portato a 27 arresti e a una trentina di denunce. Si parla di danni per almeno 250 mila euro, ma la cifra comunque potrebbe salire.
Come riportato dai media croati, poco più di un anno fa il primo a finire in manette era stato il tecnico sanitario Josip Penić 48enne anche lui occupato nell'ospedale, con la denuncia di falsificazione tra il 2012 e il 2019, di almeno 200 referti medici avendo accesso al sistema informatico ospedaliero Bis. I referti recavano sempre la firma degli stessi medici, evidentemente coinvolti nella truffa.
Interrogato dagli inquirenti Penić aveva confessato ogni addebito, raccontando come avveniva l'imbroglio. In sintesi Penić aveva accettato di collaborare con la mente e l'ideatore della truffa, Nevio Aflić (57 anni) di Rovigno, dal novembre scorso in carcere a Pola, che inizialmente per i suoi favori lo premiava con qualche bottiglia di vino, cioccolate oppure con qualche decina di euro. Poi con l'andar del tempo, i premi si erano fatti più ricchi. In sintesi Aflić e altri componenti del gruppo trovavano persone disposte a inscenare dietro compenso incidenti stradali fittizi. Persone che, prima, denunciavano i falsi incidenti alla polizia e poi si recavano al Pronto soccorso lamentando ferite e traumi interni fasulli, esternamente non riscontrabili, come suggerito dai medici complici.
I referti del Pronto soccorso quindi finivano nelle mani di Penić che li immetteva nel sistema Bis dove venivano opportunamente modificate in modo da garantire il risarcimento da parte delle case assicuratrici. Come emerso dalle indagini, il gruppo manometteva pure la documentazione relativa a incidenti realmente avvenuti. Ai feriti che si presentavano al pronto soccorso Josip Penić offriva assistenza nella pratica per la riscossione del risarcimento invitandoli a portare l'intera documentazione a Nevio Aflić. Quest'ultimo veniva regolarmente ogni giovedì nell'ambulatorio del dottor Rajko Celović con il quale stilava i referti medici opportunamente modificati.
Tra gli arrestati figura una 50enne dipendente di una casa assicuratrice. Il suo compito era quello di preparare le polizze d'assicurazione sulla vita delle persone coinvolte negli incidenti fittizi, a loro insaputa. A nome loro versava le rate del premio e il denaro le veniva fornito da Nevio Aflić che quindi portava la documentazione a uno studio legale ignaro della truffa, con l'incarico di avviare la procedura di riscossione dei risarcimenti. Il denaro quindi finiva nelle mani di Nevio Aflić, del chirurgo, di eventuali altri medici, della 50enne e di un certo Alen Z. incaricato di trovare le persone di prestarsi alla truffa, ricompensate con importi modesti, da 250 a 500 euro. Le indagini proseguono e intanto Josip Penić è stato reinserito nell'organico ospedaliero in attesa del processo. —
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