ASSESSORATI IN REGIONEMenia 'spoglia' Ciriani del CommercioAlla Lega Cultura o Attività produttive

Menia chiede di togliere la delega a Ciriani. La Brandi verso il Commercio. Alla Lega Turismo e Cultura o Attività produttive Accordo pieno sui dieci 'contenitori'. Dubbi sulla destinazione finale del vicepresidente e di Seganti e De Anna. A Tondo l’ultima parola
Angela Brandi (Pdl)
Angela Brandi (Pdl)
TRIESTE
Luca Ciriani perde il Commercio. E Angela Brandi lo conquista. Non è una certezza, non ancora: Renzo Tondo non si sbottona e, come sempre, si riserva l’ultima parola. La sola che vale.


A Palazzo, però, i bookmaker non hanno dubbi: la ”nuova” giunta porta in mani triestine la delega più delicata, quella che più ha diviso il partitone della libertà, facendolo litigare sugli orari di apertura dei negozi. «È stato Roberto Menia a sollecitare il cambiamento. E l’ha fatto, al vertice di Udine, con grande determinazione» raccontano nei corridoi. E aggiungono: «Il vicecoordinatore regionale del Pdl ha chiesto di risolvere urgentemente la questione di Trieste dove il commercio soffre, e di brutto, a causa della concorrenza slovena. Contestualmente ha chiesto di affidare alla Brandi, di cui si fida, la delega». Questione interna, o quasi, a quella che un tempo fu An: Menia, Ciriani e Brandi arrivano tutti da lì. «Difficile mettersi di traverso. E poi, onestamente, il Commercio è un nodo da sciogliere» ragionano in piazza Oberdan.


IL REBUS CIRIANI
C’è un problema, però. Ed è quello che il governatore - dopo aver incassato il sostegno pieno dei segretari del centrodestra alla riforma «funzionale» degli assessorati - deve risolvere nelle prossime ore: il problema Ciriani. Il valzer delle deleghe investe quasi tutti gli assessori, suscitando più di un malumore, ma ”travolge” il vicepresidente: le Attività produttive, il ”moloch” di cui è titolare, cedono non solo il Commercio ma anche il Turismo. I dieci assessorati futuri - a cui corrispondono le dieci direzioni centrali che, a quanto sostengono in maggioranza, sono «disegnate in un’ottica di contenimento della spesa» - sono infatti decisi. E il Turismo e la Cultura viaggiano uniti: impensabile separarli. «L’accordo tecnico-politico c’è ed è ”benedetto” dai vertici dei partiti» spiegano, ancora, nel centrodestra.


LE CONFERME
E poi illustrano: le Risorse economiche e finanziarie, con le partecipate e il coordinamento generale della spesa, non subiscono scosse e restano saldamente in mano a Sandra Savino, chiamata a rinunciare alla sola Energia. Le Risorse agricole e forestali rimangono intatte in mano a Claudio Violino. Le Infrastrutture, ”regno” di Riccardo Riccardi, si allargano, e non di poco: cedono la Protezione civile, ma conquistano la Pianificazione e i Lavori pubblici. La Funzione pubblica, a sua volta, si espande e ingloba le Autonomie locali, nel segno di Andrea Garlatti.


LE DIVISIONI
La Sanità, affidata a Vladimir Kosic, perde invece il Welfare. Welfare che finisce in un nuovo superassessorato, insieme a Politiche per la famiglia, Istruzione, Ricerca e Università: a gestirlo Roberto Molinaro. In cambio, però, l’assessore dell’Udc cede la Cultura e la Formazione professionale. L’ultima si unisce, come annunciato, al Lavoro e, assai probabilmente, al Commercio sotto l’unica regia della Brandi: la ”new entry” della giunta chiamata a sostituire Alessia Rosolen e, subito, rafforzata.


IN BALLO
Poi ci sono i tre assessorati ”in ballo”: quelli su cui il governatore si tiene aperte più possibilità. Cultura e Turismo (opportunamente ricalibrato perché, affermano in maggioranza, «ci sono state troppe invasioni di campo sia nel settore agricolo che in quello sportivo») dovrebbero andare a Federica Seganti che si porterebbe dietro Affari internazionali e Sicurezza. Ambiente, Energia e Protezione civile dovrebbero essere affidate a Elio De Anna che, a sua volta, si trascinerebbe appresso lo Sport. E, infine, le Attività produttive seppur dimagrite dovrebbero rimanere a Ciriani. Ma il condizionale è d’obbligo: Tondo potrebbe consultarsi con i diretti interessati e, primo tra tutti, con il suo vice. «È quello che rischia di uscirne peggio» sussurrano in maggioranza. Dove non escludono che la Seganti, anziché Cultura e Turismo, potrebbe a fine corsa conquistare addirittura le Attività produttive. Chiosano i leghisti: «Ci andrebbe comunque bene, anzi molto bene...».


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