Assenteismo, parla l'esperto: «La sospensione non è automatica»
L’esperto di Diritto del lavoro Pierpaolo Safret: «La Corte Costituzionale ha bocciato la norma della riforma Madia che prevede l’addio»
Lasorte Trieste 13/02/17 - Foro Ulpiano 3, Avv. Pierpaolo Safret
TRIESTE «Le attuali leggi consentirebbero di sospendere subito i dipendenti pubblici dal servizio, lo prevede la riforma Madia. Ma la norma è stata bocciata dalla Corte Costituzionale, quindi si apre una battaglia giudiziaria che l’accusato potrebbe addirittura vincere». L’avvocato Pierpaolo Safret, specialista in Diritto del lavoro e cassazionista, ha letto con cura le cronache dei cinque impiegati della Motorizzazione civile. «Tutto molto complesso». Più semplice il caso degli agenti della Polizia nautica. «Lì si parla di un altro tipo di truffa, la legge Madia non c’entra, e la strada è più chiara».
Avvocato, cominciamo dalla vicenda degli impiegati della Motorizzazione: cosa potrebbe accadere?
La materia è molto complicata, va detto. Per essere precisi, comunque, ricordiamo che si parte dal decreto legislativo 165 del 2001, norma che ha subìto una serie di modifiche. Quelle più importanti, e che riguardano il caso dei dipendenti della Motorizzazione di Trieste, intervengono con il decreto Brunetta nel 2009. È qui che si introduce il licenziamento disciplinare quando si accerta la “falsa attestazione della presenza in servizio mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento o con altre modalità fraudolente”, come recita il testo. Il reato è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da 400 a 1.600 euro. Ricapitolando: sul piano disciplinare si arriva al licenziamento, su quello penale alla condanna. Prima, invece, esisteva soltanto il reato di truffa ai danni dello Stato.
Ma recentemente sono intervenuti i decreti Madia: cosa cambia concretamente?
C’è la sospensione immediata. Ricordiamo però che l'accusato rimane con un procedimento pendente, può essere sospeso dal rapporto di lavoro, ma continua a percepire un'indennità alimentare che rappresenta un costo. Costo pagato con soldi pubblici. La riforma Madia mira a rendere i tempi più ristretti per i procedimenti disciplinari, contenendo quindi quella spesa. Dunque, se il reato è accertato in flagranza o documentato, ciò determina l'immediata sospensione e viene tolto lo stipendio, salvo il diritto all'assegno.
A cosa vanno incontro queste persone, in sostanza?
Il fatto è che la Corte Costituzionale ha bocciato l’articolo 17, comma 1 lettera "s" della norma, non il resto. Quindi la legge resta in piedi. Il provvedimento c’è e quindi si va alla sospensione degli impiegati nel giro di quarantotto ore, cioè dal momento in cui il dirigente del servizio viene a conoscenza del fatto. Il dirigente deve farlo, deve procedere a sospensione immediatamente. Ma l’avvocato che prenderà in mano la situazione solleverà il tema dell'illegittimità costituzionale della riforma Madia.
Quindi cosa accadrà?
Sostanzialmente si aprirà una battaglia giudiziaria. Il tribunale del lavoro rimetterà la questione nelle mani della Corte per far dichiarare anticostituzionale il comma della legge che regolamenta la questione. Il problema è che non c'è una discrezionalità da parte del dirigente in relazione alla sospensione; perché se non la esegue è anche lui, il dirigente, soggetto a provvedimenti. Ripeto, il tema è veramente complicato: bisogna attenersi alla norma, ancorché illegittima.
I dipendenti che hanno commesso i reati potrebbero allora rimanere al loro posto e continuare a lavorare?
Sì, potrebbe anche avvenire questo. Perché la riforma Madia prevede un procedimento disciplinare diverso rispetto a quanto dettato dall’impianto normativo precedente, quello del 2009. Per questo tipo di fatti, c’è un procedimento più svelto e con regole diverse, ma con il problema dell’incostituzionalità. Quel che è certo è che si apre la battaglia giudiziaria, è fuor di dubbio, con la possibile vittoria dei dipendenti.
Per il caso degli agenti della Polizia nautica, invece?
Qui la legge Madia non c'entra: si tratta di una truffa diversa, visto che da quello che ho capito gli agenti avrebbero gonfiato gli orari di lavoro. Non è attestare falsamente la presenza. A mio avviso per questa vicenda si interviene con il vecchio procedimento: entro 180 giorni dalla comunicazione della sentenza si mette in atto il provvedimento disciplinare. Il discorso forse è più semplice.
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