Assemblea decisiva sui tagli alla Burgo. I sindacati si dividono
DUINO Quella di martedì 15 per lo stabilimento duinese Burgo può essere la classica madre di tutte le assemblee. Perchè nel confronto diretto con i lavoratori, che saranno probabilmente numerosi, sortirà la linea sulla quale le organizzazioni sindacali imposteranno la discussione con l’azienda nella mattinata vicentina di giovedì 17. Mattinata che ha tutte le caratteristiche per mostrarsi decisiva nella battaglia per la vita che la Cartiera del Timavo sta conducendo per non essere messa nella teca dei tanti souvenir dell’industria triestina.
Tuttavia le opzioni non sono univoche: Cgil e Uil sembrano propense ad accettare l’articolata proposta di parte datoriale, Cisl - sindacato più rappresentativo con 3 rsa su 6 - non vuole mollare sull’integrativo, infine l’assemblea potrebbe anche partire per la tangente a fronte del duro diktat del gruppo cartario. Nell’ultima ipotesi, la trasferta vicentina del giovedì andrebbe rubricata nel capitolo delle inutilità.
Dall’ultimo vertice di mercoledì 9 Cgil-Cisl-Uil hanno riportato a domicilio le seguenti indicazioni aziendali, illustrate dal direttore delle risorse umane Franco Montevecchi: ritiro delle mobilità sostituite da contratti di solidarietà, calo degli esuberi da 150 a 129 unità, riconversione della “linea 2”, mobilità in uscita incentivata, mobilità all’interno del gruppo verso altri siti segnatamente quelli nordestini di Tolmezzo e Villorba.
In cambio della disponibilità a una riconversione che per la verità verrebbe in gran parte finanziata dalla Regione Fvg, Burgo vuole smontare una parte rilevante del contratto di secondo livello, il cosiddetto integrativo. Cgil calcola un taglio del 50%, Cisl stima una sforbiciata ancor più tranciante pari al 70%. Il totale delle poste integrative - ragionano i cislini - ammonta a circa 4800 euro lordi, l’azienda è disposta per il 2016 a non mettere mano alla “quattordicesima” ma intende setacciare tutti i vari premi sedimentati in decenni di contrattazione. La solidarietà dovrebbe durare tra i 18 e i 24 mesi, ma sarà ben difficile - dicono i rappresentanti della Cisl - che alla ripresa della “normalità” l’azienda possa restituire quanto eventualmente ceduto in questa fase emergenziale.
Allora i conti sono questi: se al 15% di taglio sul contratto base si aggiunge il 70% in meno sull’integrativo, un salario medio mensile di 1600 euro rischia una decurtazione del 25%. E trascorrere due anni a 1200 euro non è una passeggiata.
Per questo il sindacato di maggioranza si è impuntato sull’integrativo: «Ma come - dichiara Mauro Benvenuto - la Burgo si rifà mezzo stabilimento con pubbliche risorse e dobbiamo mollarle i risultati di oltre quarant’anni di battaglie sindacali?».
Ovviamente l’incidenza della solidarietà potrà variare al variare dei numeri: cioè, se vi saranno uscite o trasferimenti di personale tali da attenuare l’onere contrattuale, la situazione reddituale di chi resta verrebbe a migliorare.
A Vicenza Cisl vuole andare non solo per limitare la mazzata sull’integrativo, ma anche per graduare le tempistiche dell’eventuale taglio, il cosiddetto décalage: insomma, non tutto smontato in un colpo solo, ma spalmato in varie fasi per renderlo un po’ più digeribile.
L’azienda non sta ferma: l’altro giorno il direttore dello stabilimento, Bruno Cottone, ha parlato con gli white collar, che sono una cinquantina su un totale di 370 addetti.
La tensione è alta. Il giorno 9 Cgil ha messo in bacheca un comunicato nel quale si fa cenno a «numerose intimidazioni e offese fatte ai componenti della Cgil e alle loro famiglie». «Noi siamo fermamente convinti - riprende la nota - che la riconversione della L2 (linea 2) sia la soluzione che oltre ad evitare 150 licenziamenti, dia delle prospettive future certe per lo stabilimento» «Però - termina con un filo di malinconia - non siamo determinanti come una volta».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo