Assegni scoperti per gli operai, sfumano gli stipendi: subito sciopero a Monfalcone

Scoperto il mancato accreditamento delle paghe di giugno. Protesta a oltranza dei lavoratori della Smi davanti al cantiere
Una veduta dall'alto dell cantiere navale di Panzano a Monfalcone
Una veduta dall'alto dell cantiere navale di Panzano a Monfalcone

MONFALCONE I lavoratori l’hanno scoperto il giorno dopo: lo stipendio di giugno nel conto corrente non è arrivato. Ieri è ripartito lo sciopero. E questa mattina, dalle 10.30, sarà la volta della manifestazione di protesta davanti ai cancelli dello stabilimento di Panzano. Il bonifico che l’azienda d’appalto Smi, specializzata nel settore della tubisteria, aveva assicurato alla ventina di dipendenti non è andato a buon fine. Niente soldi, come ha riscontrato chi martedì aveva controllato presso il proprio istituto bancario l’effettivo accreditamento. Si sono susseguite le telefonate tra i dipendenti e le verifiche complessive, la Fiom Cgil a seguire l’ennesimo risvolto all’insegna del nulla di fatto. E dire che proprio in assemblea, nella sede della Cgil, era stato deciso di riprendere l’attività in cantiere, dopo le 24 ore di sciopero spalmate tra giovedì, venerdì e lunedì, riaggiornandosi a fine agosto per fare il punto della situazione, con l’obiettivo di presentare le condizioni all’impresa ai fini del recupero delle mensilità arretrate.

Arriva la busta paga dopo la protesta, ma agli operai mancano gli arretrati
Bonaventura Monfalcone-28.03.2018 Fincantieri dall'alto-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura


Ieri pertanto i lavoratori non hanno timbrato il cartellino nello stabilimento navale di Panzano, otto ore di astensione dall’attività. Già replicata stamani con la concentrazione dei dipendenti davanti al cantiere navale. Si andrà ad oltranza, hanno riferito i rappresentanti sindacali della Fiom Cgil. Finché i lavoratori non vedranno appoggiare gli stipendi nei propri conti correnti, si continuerà ad incrociare le braccia. Scioperi, dunque, stabiliti di giorno in giorno.

S’è alzato oltremodo il livello di tensione, la volontà è quella di andare fino in fondo. «Già il rinvio dei bonifici al 15 luglio era stato motivato da problemi di natura tecnica – ha osservato il segretario della Fiom, Livio Menon –, ed era stato assicurato che sarebbero stati eseguiti il 27 per essere scaricati lunedì. Ci chiediamo cosa valgano le assicurazioni, visto che i lavoratori non hanno visto alcunché. Abbiamo deciso subito il primo sciopero di 8 ore, che si ripeterà finché non vedremo arrivare i soldi. A questo punto rivendichiamo contestualmente anche la copertura delle mensilità arretrate, non è più tollerabile il mancato rispetto del diritto ad avere quanto spetta ai lavoratori. È un anno che versano in tale situazione, non resta che intraprendere misure più drastiche». Menon non esclude neppure il ricorso alle vie legali, «questa vicenda deve sbloccarsi in un modo o nell’altro». Linea dura volta al recupero di tutti gli stipendi: «Pretendiamo la garanzia di ogni pagamento e tempistiche certe», ha continuato il segretario della Fiom.

L’aria che tira è pesante, le prospettive appiattite su un mese di agosto durante il quale nemmeno le ferie potranno avere diritto alla legittima copertura. Resta un quadro oltremodo difficile. Gli arretrati oscillano tra le due e le tre mensilità, aprile, maggio, qualcuno anche marzo. Posizioni diversificate, il sindacato sta verificando l’intero contesto mettendo insieme una distinta di cifre per le quali verrà chiesto conto. Lunedì era stata ribadita la necessità di costruire un percorso strutturale al fine di ripristinare le regole contrattuali e quindi la puntuale erogazione degli stipendi. In agenda anche l’elezione della Rsu. Di fatto ieri sono scese in campo otto ore di sciopero, e stamattina il secondo atto con la protesta.—


 

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