Assegni antipovertà per 30mila in Fvg
TRIESTE. Costerà poco più di 40 milioni nel 2016 la misura attiva di sostegno al reddito varata dal centrosinistra e arrivata al primo tagliando dopo alcuni mesi di prova. Un test sul campo cui seguirà presto una messa a punto, anche allo scopo di integrare il provvedimento con quello voluto dal governo Renzi, a supporto delle famiglie in condizioni di povertà. La giunta ha presentato ieri i dati della prima fase di rodaggio: lo schieramento è quello delle grandi occasioni, con la presidente Debora Serracchiani, gli assessori Maria Sandra Telesca e Loredana Panariti, il presidente della terza commissione Franco Rotelli e i capigruppo Diego Moretti (Pd), Giulio Lauri (Sel) e Pietro Paviotti (Cittadini), a testimoniare quanto il nodo sia caro al cuore della maggioranza.
Aggiornate al 23 marzo, le cifre parlano di 10.785 nuclei familiari rivoltisi ai Servizi sociali dei Comuni per ottenere il sostegno al reddito. Poco meno di 11mila domande a copertura di 29.493 persone: il 2,4% della popolazione regionale. La giunta considera ormai assestato il numero di richieste dopo il picco iniziale e un leggero rallentamento nel bimestre gennaio-febbraio: l’aiuto pubblico riguarderà quindi oltre 10mila richiedenti, con ingressi e uscite dal sistema nel corso del tempo.
Trieste è il primo ambito assistenziale per numero di domande: 3.513. Seguono Udine con 2.510, Alto e Basso Isontino con rispettivamente 662 e 848, Pordenone con 641, dato quest’ultimo al di sotto delle aspettative. Quasi tutti i richiedenti stanno già ricevendo l’assegno, ma la giunta ammette che i municipi sono andati in crisi davanti all’alto numero di domande, che ha complicato la stesura dei patti di inserimento, definiti dall’assessore al Lavoro Panariti «vero elemento qualificante della misura, perché fissano gli obiettivi di inclusione sociale e lavorativa del nucleo familiare». Per porre rimedio, la giunta ha annunciato l’assunzione a tempo determinato di 19 figure che si dedicheranno alla preparazione dei patti, ma non ha fornito numeri relativi ai patti stessi già stipulati e a quelli ancora da stringere. L’operazione non sarà semplicissima, dato che bisogna prima valutare la reale occupabilità del richiedente (non sempre in grado di lavorare per invalidità, dipendenze o problemi di altra natura) e quindi pensare alle opportunità di lavoro e agli interventi da rivolgere al resto della famiglia, a cominciare dall’obbligo di frequenza scolastica per i più piccoli. Panariti ha illustrato le prime misure messe in campo: «I 4 milioni per i percorsi formativi per soggetti svantaggiati, i tirocini, la qualificazione e riqualificazione professionale, i lavori socialmente utili, la lotta alla dispersione scolastica per i minorenni e l’orientamento per i maggiorenni».
L’assetto del provvedimento andrà incontro a modifiche nei prossimi mesi, ma non si rivedrà il tetto Isee. La prima preoccupazione sarà piuttosto quella di indirizzare gli aiuti verso le famiglie con figli, comprese fra 3mila e 6mila euro di Isee, quelle cioé non coperte dal provvedimento del governo. Sono probabili i ritocchi al rialzo in questa direzione e la contemporanea limatura all’ingiù degli aiuti ai nuclei familiari composti da una persona soltanto o senza figli, rivelatisi molto più frequenti del previsto. L’assessore al Welfare Telesca ha chiarito che «le variazioni serviranno a evitare cumuli e contemperare il provvedimento regionale con quello statale, rivolto alle famiglie con figli al di sotto dei 3mila euro di Isee». Resta da capire a quanto ammonterà l’integrazione che le famiglie più povere riceveranno dalla Regione.
Altra novità all’orizzonte è l’allungamento della pausa dopo il primo anno di aiuti: i due mesi di sospensione passeranno a sei. Serracchiani ha sottolineato che il Fvg «è la prima Regione in Italia ad aver messo a sistema una misura di sostegno al reddito in questa fase di crisi. La norma è sperimentale e ritocchi erano previsti, anche per integrare le iniziative prese a più livelli per il contrasto della povertà». La governatrice ha spiegato che «i 40 milioni spesi per vanno considerati un investimento sulla società del Fvg». L’ultimo passaggio è dedicato ai furbetti: «Il patto stretto con la Guardia di finanza è importante, perché l’indennità deve arrivare a chi ne ha bisogno: saranno effettuati controlli incrociati sulle dichiarazioni presentate e, laddove si trovino irregolarità, partirà il provvedimento giudiziario».
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