Assassinio di via Santi, 14 anni al 92enne Tarlao

Tarlao diventa così uno dei più anziani condannati per omicidio della storia. Riconosciuta la seminfermità mentale. Il delitto era avvenuto a Gretta nell'agosto 2018

TRIESTE Riconosciuto colpevole, a 92 anni, di aver ucciso il suo coinquilino. Il triestino Luciano Tarlao, da ieri, è uno dei condannati per omicidio più anziani della storia giudiziaria italiana. All’ex fantino sono stati inflitti 14 anni di carcere, con il riconoscimento della seminfermità mentale. La sentenza è stata pronunciata ieri dopo una camera di consiglio che si è protratta per poco più di un’ora.

Uccise il coinquilino a Trieste, 14 anni di carcere al novantaduenne Tarlao
I rilievi della polizia scientifica nell'appartamento di Gretta dopo la scoperta dell'omicidio (Foto Bruni)


L’anziano, accusato dell’omicidio del 44enne coinquilino Mauro Vazzano, era a processo davanti alla Corte d’Assise presieduta da Piervalerio Reinotti (a latere il giudice Marco Casavecchia). Vazzano era stato massacrato a coltellate in un alloggio Ater di Gretta nell’estate del 2018.



Ai 21 anni iniziali, il minimo della pena per l’omicidio volontario, è stata applicata una riduzione di 7 anni per il riconoscimento della seminfermità. È stato lo stesso pm, Matteo Tripani, a chiedere la condanna a 14 anni. Decisivo è dunque risultato il responso della perizia psichiatrica disposta dalla Corte d’Assise. Ieri l’esito dell’accertamento è stato illustrato in aula dal perito, lo psichiatra Mario Novello. L’imputato soffre da anni di una forma di psicosi paranoica.

L’avvocato difensore, Enrico Miscia, ha chiesto l’assoluzione in base all’articolo 530 secondo comma del codice di procedura (la “vecchia” formula dubitativa dell’insufficienza di prove) e, in subordine, il riconoscimento delle attenuanti generiche e della seminfermità mentale.

L’imputato era presente in aula e, al momento della lettura del verdetto, è apparso tranquillo e impassibile. Anche quando l’avvocato Miscia gli ha spiegato il significato della sentenza appena pronunciata dal giudice non ha mostrato reazioni particolari, rimanendo in silenzio. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni e dopo averle lette la difesa valuterà se e come procedere in secondo grado. Nel frattempo l’anziano resta in carcere.

Il delitto era avvenuto nella notte tra il 7 e l’8 agosto di due anni fa nell’appartamento Ater al civico 7 di via Santi che Tarlao condivideva con la vittima. Vazzano era stato colpito con un grosso coltello mentre dormiva. Dopo i primi fendenti si era svegliato di soprassalto e aveva cercato di difendersi come dimostrato dalle ferite riscontrate sulle braccia. Tarlao lo aveva accoltellato più volte al ventre, infine, lo aveva sgozzato provocando un ferita in corrispondenza della gola talmente profonda da causare quasi il distacco della testa.

Un omicidio particolarmente violento e, secondo gli investigatori, caratterizzato da una componente di premeditazione. Le indagini avevano impegnato la Squadra mobile della Questura, gli esperti della scientifica (con il supporto dei colleghi di Padova) e la Polizia locale: si era cercato di ricostruire il movente e i rapporti tra Tarlao e Vazzano. Da un’intercettazione ambientale di un colloquio tra l’anziano e un parente (avvenuto in Questura nei giorni dell’arresto) era emerso che tra Tarlao e la vittima le tensioni non mancavano. Motivi alquanto futili: soldi arretrati, forse gli “affitti” dovuti per l’ospitalità, o i pezzi di pizza che Vazzano si sarebbe rifiutato di offrire all’anziano quando per cena ordinava cibo da asporto.

Il giorno della scoperta del cadavere la polizia aveva trovato a lato dell’ingresso proprio un cartone di pizza vuoto gettato a terra. Il corpo era stato rinvenuto una settimana dopo l’omicidio, nella camera da letto: già in avanzato stato di decomposizione, nascosto sotto un cumulo di coperte e di giacche.

Tarlao, ex fantino del Palio di Siena, negli anni ’50 aveva vissuto anche un momento di celebrità televisiva, vincendo una puntata della storica trasmissione “Lascia o raddoppia” di Mike Bongiorno. —




 

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