Assalto alla sede della Lega Nord, parte una raffica di denunce
Gli occhi puntati sui filmati registrati dalle telecamere al seguito di alcuni agenti in borghese e da quelle installate in zona, all’incrocio tra via Machiavelli e via Roma, a due passi dal Canale di Ponterosso, ai piedi del quartier generale della Lega Nord triestina. E le dita appoggiate sulla tastiera del computer, per completare e stampare il file col modulo precompilato per le denunce, destinato poi a raggiungere il tavolo di un magistrato della Procura di Foro Ulpiano.
I poliziotti della Digos sono al lavoro in queste ore negli uffici della Questura con l’obiettivo di ricostruire, identificare, intuire, cercare di capire. E infine punire, a colpi di deferimenti a piede libero all’autorità giudiziaria, una parte degli interpreti del manipolo di antagonisti dei centri sociali che venerdì pomeriggio hanno travasato la loro protesta, dal corteo programmato tra largo Barriera e piazza Goldoni, fin sotto per l’appunto la casa cittadina del Carroccio. Là dove due agenti, ambedue in forze proprio alla Digos (alla quale non risultano invece civili feriti, o per lo meno refertati”) sono rimasti contusi alle gambe, colpite dai carrelli che i manifestanti usavano per trasportare i diffusori della musica e che, a un certo punto, sono partiti verso la polizia schierata.
Il referto medico parla di sette giorni di prognosi per entrambi. A uno dei due, inoltre, sono stati pure strappati gli occhiali di dosso.
Insomma: per il tentato assalto alla sede della Lega pare al momento scontata la possibilità che sia in arrivo, a breve, una serie - forse una raffica - di denunce. Tipo la quindicina di deferimenti collezionata alla fine del mese scorso quando un gruppo fatto sempre da appartenenti alla Casa delle culture di Ponziana, anarchici, studenti e aderenti all’Arcigay si era incuneato a Ponterosso nelle preghiere degli ultracattolici che si riconoscono nelle cosiddette Sentinelle in piedi, scatenando il parapiglia.
Ieri mattina infatti, all’indomani del contatto sotto gli uffici triestini del partito di Salvini tra forze dell’ordine e disobbedienti, in seno alla Digos sono scattate le indagini su un fatto che, annusando minimamente l’aria che tira (si legga a tale proposito il comunicato del Sap, il Sindacato autonomo di polizia, che rfiportiamo a lato, ndr), in Questura sembra aver lasciato il segno più che in altre occasioni, complice probabilmente proprio la distanza ravvicinata dal precedente episodio di Ponterosso.
Indagini anche sugli imbrattamenti in mezza città: manifesti sono stati incollati dagli appartenenti ai centri sociali un po' ovunque, fin sul parapetto di Ponte Curto. Non sono mancare scritte su muti e vetrine con le bombolette di vernice spray.
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