“Assalto” al Porto franco di Trieste: dieci investitori in pista
TRIESTE «Entro la fine dell’anno vedremo i primi insediamenti di nuove aziende che opereranno in regime di Punto franco anche per realizzare trasformazioni industriali perché sono già dieci gli investitori fortemente interessati, per l’esattezza di queste nazionalità: italiana, austriaca, iraniana, ucraina, russa, turca, taiwanese e cinese». Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico orientale lo annuncia nel giorno in cui entra in vigore il decreto che porta la data del 13 luglio e che «disciplina l’organizzazione amministrativa per la gestione del Porto franco di Trieste per adeguarlo agli obiettivi di sviluppo del traffico marittimo e delle attività connesse».
Dopo l’annuncio del varo del decreto fatto direttamente a Trieste il 27 giugno dal ministro dei Trasporti Graziano Delrio e la successiva firma anche del ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan, la conclusione della trafila burocratico- amministrativa è avvenuta con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del 31 luglio ed è stata festeggiata nel tardo pomeriggio di ieri alla Torre del Lloyd, sede dell’Authority, con un brindisi al quale ha partecipato anche la governatrice Debora Serracchiani. «Da quando ho lavorato a Napoli sono divenuto scaramantico - aggiunge D’Agostino - per cui i nomi delle aziende ancora non li faccio, ma i primi frutti (con annessi investimenti e assunzioni, ndr) credo che li vedremo già a fine 2017 poiché la trafila sarà semplice: richiesta di concessione per zone in area demaniale o ancor più semplicemente contratti di affitto o di acquisto per immobili in area ex Ezit. Poi certo l’Authority dovrà rilasciare le singole autorizzazioni per operare in regime di Punto franco».
Grazie al nuovo regolamento infatti le operazioni acquistano estrema duttilità e dinamicità tanto da poter prefigurare insediamenti anche in aree ancora nemmeno prese in considerazione qualora vi fossero specifici interessi e sarà lo stesso D’Agostino a poter modificare, spostare o insediare le free zone. Di fatto illimitate. Recita infatti, tra l’altro, il decreto: «Il presidente, nel caso vi siano rilevanti necessità del commercio internazionale o di rispetto degli obblighi internazionalmente assunti dallo Stato italiano, adotta, con proprio decreto, previo parere della Regione Friuli-Venezia Giulia e dei Comuni interessati, i provvedimenti necessari di modifica, in conformità al Trattato di pace del 1947 - allegato VIII, del Porto franco». E ancora. «Nell’ambito del Porto franco, il presidente: autorizza e limita la manipolazione delle merci, ferme restando le competenze dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli per l'applicazione della normativa doganale; autorizza e limita, d'intesa con la competente Agenzia delle dogane e dei monopoli, la produzione di beni e servizi, anche a carattere industriale; individua, sentite le amministrazioni interessate, specifiche aree per l'esercizio di attività produttive finalizzate a razionalizzare l'uso del porto e agevolare i tempi di lavoro dell'utenza».
«Vengono accentrati diversi poteri che ci consentiranno di costruire su misura il porto del futuro», commenta il presidente. Una caratteristica che rende Trieste appetibile per investitori e operatori logistici. «Il dinamismo operativo che il decreto ci consente, si può trovare soltanto qui», aggiunge, poiché va rilevato che questa di Trieste è l’unica area franca in Europa in cui si possono fare anche trasformazioni industriali.
Attualmente vi sono cinque distinti Punti Franchi, di cui tre destinati alle attività commerciali: il Punto Franco Vecchio ancora in parte, il Punto Franco Nuovo, lo Scalo Legnami e due destinati ad attività di tipo industriale: Punto Franco Olii Minerali, Punto Franco del Canale di Zaule. A settembre sarà inaugurato il piazzale in area franca all’Interporto di Fernetti e poi il regime potrà essere esteso a due capannoni ex Wartsila a Bagnoli della Rosandra. Altre zone individuate sono quelle della stazione di Prosecco e delle Noghere. Il decreto prevede anche che «al fine di promuovere lo sviluppo dei servizi ferroviari nel Porto franco, tenuto conto del principio di libertà di transito, il presidente garantisce la libertà di accesso a tutti i vettori ferroviari. A tal fine potrà avvalersi dell'utilizzo di società strumentali, anche attraverso l'assunzione di partecipazioni societarie finalizzate alla promozione di collegamenti logistici e intermodali funzionali allo sviluppo del sistema portuale». Altro strumento aggiuntivo per fare di Trieste anche un terminal strategico via mare e via rotaia della nuova Via della seta.
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