Aspettiamo i farmaci dell’eterna giovinezza
L’inizio di questa storia risale agli anni ’60 del secolo scorso, quando un ricercatore di San Francisco, Leonard Hayflick, osservò che, dopo un certo numero di duplicazioni in coltura, le cellule della pelle smettono di proliferare e iniziano a funzionare male, producendo una serie di fattori dannosi. Coniò il termine di “senescenti” per descrivere queste cellule, e notò che queste si formano dopo quasi 50 divisioni se il donatore è un bambino, ma solo 2-3 se invece è un anziano.
Solo i tumori e le cellule dell’embrione riescono a duplicarsi indefinitamente e superare questa barriera della senescenza cellulare.
Se le cellule senescenti esercitino qualche ruolo durante il normale processo di invecchiamento è rimasto misterioso per molti decenni, anche perché il loro numero sembra essere limitato all’interno degli organi. Nel 2011, però, un gruppo di ricerca della Mayo Clinic, negli Stati Uniti, scoprì che, eliminando le cellule senescenti in un topo anziano, i suoi organi iniziavano a ringiovanire, un’osservazione che indicava che bastano poche di queste cellule per danneggiare un tessuto intero. Lo studio, pubblicato su Nature, fu rivoluzionario: era la prima volta che la perdita di funzione degli organi durante l’invecchiamento poteva essere attribuita alla presenza di cellule senescenti.
Da quel momento è cominciata la caccia ai farmaci senolitici, ovvero molecole chimiche in grado di uccidere selettivamente queste cellule. Ne ha prima descritto uno James Kirkland, della Mayo Clinic nel 2015, poi altri l’anno scorso Paul Robbins di Miami, e altri ancora questa settimana sempre Paul Robbins, questa volta in collaborazione con il mio laboratorio. Negli animali, questi farmaci senolitici riescono a ringiovanire muscoli, cellule del sangue e cartilagini, alleviando anche il problema dell’artrosi.
C’è grande eccitazione intorno a queste scoperte anche perché alcuni di questi farmaci sono completamente nuovi, ma altri sono già approvati per indicazioni diverse, e di questi, quindi, già si conosce il profilo di tollerabilità e sicurezza. Alla fine, avanzare nell’età ma rimanere giovani dentro potrebbe diventare qualcosa di più che un semplice modo di dire.
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