Arvedi pronto ad acquistare Elettra
TRIESTE Il Gruppo Arvedi acquisterà la centrale di cogenerazione Elettra che si trova all’interno del perimetro dello stabilimento siderurgico di Servola. La ferma intenzione di giungere all’acquisto è stata ribadita nella lettera con cui il presidente Giovanni Arvedi ha risposto al sollecito scritto da parte di Elettra produzione che invitava ad accelerare la trattativa. L’evolversi della situazione è stato reso noto nel nuovo incontro svoltosi ieri mattina a Milano nella sede della società tra il presidente Luca Ramella, rappresentanze sindacali di Piombino e di Trieste e i rappresentanti di fabbrica della centrale di Servola: Michele Piga, Flavio Clavora e Marco Pizzioli tutti di Filctem-Cgil.
«Non solo la nostra speranza, ma anche la nostra sensazione - è stato il commento di Piga che è anche segretario provinciale del sindacato di categoria - è che la trattativa possa essere chiusa entro il nuovo termine prorogato al 15 novembre». La cessione del ramo d’azienda triestino di Elettra produzione dovrebbe permettere ai 24 dipendenti della centrale di Servola di evitare la messa in mobilità a partire dal primo gennaio 2016 e di transitare in una newco del Gruppo Arvedi oppure nella stessa Siderurgica Triestina, particolare che è ancora ignoto al fronte sindacale. L’accelerazione della trattativa dovrebbe aver messo definitivamente fuori gioco la società inglese che puntava ad acquistare parte degli impianti nel caso la centrale fosse stata smantellata.
Il rinnovato interesse esplicitato da Arvedi potrebbe però voler dire anche altre due cose: innanzitutto che il ministero dello Sviluppo economico probabilmente sollecitato anche da Debora Serracchiani che oltre a essere presidente della Regione è anche commissario straordinario dell’area di crisi industriale complessa triestina sarebbe prossimo a rilasciare ad Elettra il permesso di autoproduzione, che significa energia prodotta con i gas di risulta di altoforno e cokeria e rivenduta a prezzi scontati alla stessa Ferriera.
E implicitamente, conseguenza ancora più rilevante, che Arvedi sarebbe convinto che i sistemi di contenimento delle emissioni ambientali, nonostante le proteste dei cittadini, tra qualche mese potranno dirsi completamente rispondenti allo scopo per cui l’area a caldo non dovrà essere dismessa. In caso contrario del resto ben poco senso avrebbe l’acquisto di Elettra perché salterebbe il ciclo integrato. «Voglio sottolineare - rileva Piga - che gli strumenti e le misure di contenimento delle emissioni per quanto riguarda Elettra in questi dieci anni hanno funzionato appieno senza farci mai sforare i limiti. E questo può essere una garanzia anche per ciò che concerne tutta l’area a caldo».
L’incontro di ieri a Milano è rientrato nella trattativa per arrivare comunque a un accordo sulla messa in mobilità dei dipendenti: un piccolo paracadute nel malaugurato caso in cui la trattativa con Arvedi per la vendita della centrale triestina non andasse a buon fine.
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