Arvedi, il rivale cinese e l’acquisto

Il commissario straordinario Nardi ha depositato il riepilogo della procedura
Ferriera, lavoratori
Ferriera, lavoratori

Solo pochi giorni fa, per l’esattezza il 27 luglio, il commissario straordinario Piero Nardi, depositando l’allegato all’ottava relazione trimestrale di Lucchini spa in amministrazione straordinaria sulla Servola spa in amministrazione straordinaria, ha fatto il “riepilogo dell’esecuzione del programma di natura liquidatoria integrativo di quello approvato per la procedura madre Lucchini spa ai sensi del dl 347/2003”.

Il commissario ha ricordato di aver pubblicato sulla stampa tra il 28 marzo e il 3 aprile 2014 l’invito a manifestare interesse per l’acquisto del ramo Lucchini Trieste e dei beni, delle autorizzazioni e dei crediti facenti capo a Servola. Aggiunge che il termine per la presentazione delle domande fu fissato al 21 aprile e che pervennero due manifestazioni di interesse da parte rispettivamente di Enertech Lcc e di Siderurgica Triestina del Gruppo Arvedi. «La società Enertech Lcc che dalle visure risultava avere qualche migliaio di dollari di capitale si è presentata attraverso il managing director Hamied Keiarishi nato in Olanda nel 1974. Enertech sosteneva di agire per nome e per conto della società cinese Cntic Corp. Solo successivamente alla manifestazione di interesse, arrivata incompleta, sono arrivati i bilanci degli ultimi tre esercizi di Cntic Corp redatti in lingua cinese e una lettera del rappresentante a Mosca di Cntic nella quale si dava conto di un legame generico con Enertech. La società è stata esclusa dalla procedura di vendita. È rimasto un unico pretendente in possesso dei requisiti richiesti: la Siderurgica Triestina» scrive, ancora, il commissario.

Questi gli impegni di Siderurgica Triestina secondo quanto relaziona Nardi: «Trasferire alle proprie dipendenze 380 lavoratori dipendenti del ramo Lucchini Trieste a fronte di un organico di circa 440; corrispondere a Lucchini e Servola all’atto della stipula dei contratti definitivi un corrispettivo complessivo pari a 200mila euro di cui 146.200 per il ramo Lucchini Trieste e 53.800 euro per i beni, autorizzazioni e crediti Servola. L’efficacia dell’offerta fu subordinata da Siderurgica Triestina al verificarsi di una serie di condizioni modificative di quelle contenute nel contratto preliminare di cessione. La procedura ha respinto le modifiche in particolare quelle attinenti i rapporti con Elettra e sull’esigibilità dei crediti verso Elettra».

Quanto alla congruità del prezzo offerto, Nardi sottolinea che «il prezzo offerto da Siderurgica Triestina (200mila euro) ricadeva nell’intervallo di valori indicato nella perizia depositata presso il Mise in data 9/7/2014 secondo la quale il valore del ramo Lucchini e dei beni, autorizzazioni e crediti Servola al 31 dicembre 2013 è compreso nell’intervallo tra 1,5 e 3,6 milioni di euro». All’importo di 200.000 euro doveva aggiungersi il corrispettivo per l’acquisto dei beni compresi nei magazzini indicati nella consistenza risultante alla data della stipula dei contratti definitivi. E ancora: «Si anticipa che per materie prime e altri beni nei magazzini trasferiti e per attività svolte da Lucchini e Servola per conto di Arvedi e St e viceversa, l’importo da corrispondere all’atto dell’incasso dei 22 milioni di euro risulterà di circa 11 milioni di euro per cui il netto da corrispondere a St si ridusse a 11 milioni di euro».

Nardi scrive quindi di aver ritenuto opportuno dare seguito «all’offerta che avrebbe consentito di salvaguardare 380 posti di lavoro su un organico di circa 440 persone; assicurare al sito industriale di Trieste una prospettiva industriale ed evitare gli ingenti costi sociali e ambientali che sarebbero derivati dalla chiusura dello stabilimento; incassare i crediti Arvedi per 11 milioni, incassare 29 milioni da Elettra che al netto dei 22 milioni portano a un introito di 5 milioni per Lucchini e 2 per Servola; incassare i crediti correnti di Servola verso Elettra produzione e i crediti cui Servola ha rinunciato (13 milioni) affinché Elettra potesse avere l’omologazione del suo piano di ristrutturazione del debito».

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