Arvedi apre all’Authority sul post-Ferriera. Ma i sindacati blindano i posti di lavoro

L’industriale manifesta interesse a D’Agostino ad avviare una trattativa per dedicare alcune aree di Servola alla logistica
Lasorte Trieste 14/12/17 - Ferriera di Servola, Arvedi, Area a Freddo, Laminatoio
Lasorte Trieste 14/12/17 - Ferriera di Servola, Arvedi, Area a Freddo, Laminatoio

Summit tra Authority e Arvedi a Trieste: in ballo il destino della Ferriera
Lasorte Trieste 11/02/16 - Ferriera di Servola, Arvedi

TRIESTE «Una sostanziale apertura al confronto». È stato questo l’atteggiamento manifestato ieri da Giovanni Arvedi, fondatore e presidente del gruppo proprietario della Ferriera di Servola, alla richiesta, formulata formalmente dal presidente dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino, di poter «disporre di alcune aree del comprensorio siderurgico da dedicare allo sviluppo della logistica».

È stato lo stesso D’Agostino, al suo rientro dallo scambio di vedute con Arvedi, a riferire del colloquio ai rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil, che avevano convocato per ieri, proprio davanti alla sede dell’Autorità portuale, la Torre del Lloyd, una conferenza stampa. Un incontro casuale che si è trasformato così in un fitto dialogo tra sindacati e numero uno del Porto, nel corso del quale D’Agostino ha delineato le prospettive alla luce del “summit” con Arvedi, dal suo punto di vista, riconfermando che «la priorità assoluta, per qualsiasi utilizzo dell’area di Servola diverso dalla siderurgia, deve essere riservata alla tutela degli attuali livelli occupazionali». Il ragionamento si è articolato in questa direzione, sulla scia anche delle recenti notizie che arrivano da Hong Kong, sede del gruppo China Merchants, che avrebbe manifestato l’interesse per alcune aree della Ferriera, sempre in chiave logistica.

In sostanza, il colosso cinese potrebbe trasformare una parte dell’area che oggi ospita l’impianto siderurgico in un terminal per il trasporto ferroviario dei container. Un’ipotesi che le organizzazioni sindacali non respingono a priori, ma sulla quale vogliono vederci chiaro fin dall’inizio: «Non possiamo accettare che si creino scambi sulla testa dei lavoratori – ha detto Antonio Rodà della Uilm – perché qui ci sono in ballo centinaia di posti di lavoro che riguardano addetti che non potrebbero essere facilmente ricollocati, nel caso di chiusura dell’area a caldo. Anche per questa ragione le rappresentanze sindacali devono essere coinvolte da subito». Marco Relli della Fiom, ha posto l’accento sulla «necessità di capire quale potrebbe essere il valore aggiunto che arriverebbe alla città da una trasformazione come quella di cui si sta iniziando a parlare e, soprattutto, di verificare l’eventuale correlazione con uno sviluppo di tipo manufatturiero, perché è in questa direzione che, a nostro avviso, bisogna guardare». Umberto Salvaneschi della Fim ha ricordato che «finora le organizzazioni sindacali non sono mai state convocate. Siamo aperti al dialogo su qualsiasi tema ma riteniamo necessario essere coinvolti da subito, perché qui è in gioco il futuro di centinaia di persone».

Ai sindacalisti, D’Agostino ha confermato che «l’Autorità portuale non prenderà decisioni senza aver sentito le organizzazioni di categoria e anzi, in ogni caso, presterà la massima attenzione alla tutela dei livelli occupazionali, sia per quanto concerne la situazione attuale sia per il futuro». Il presidente ha infine ribadito «l’interesse dell’Autorità portuale per alcune aree della zona della Ferriera, che sono adatte a utilizzi di tipo diverso da quelle odierno».

In serata Cgil, Cisl e Uil hanno anche diffuso un comunicato congiunto, in cui ribadiscono che «l’intento è quello di portare all’attenzione di tutti gli interlocutori la forte preoccupazione rispetto al futuro dei lavoratori della Ferriera e al destino della fabbrica. L’ipotesi dell’utilizzo logistico dell’area non può essere l’unica. Riteniamo invece necessario un giusto equilibrio fra logistica e industria, utile a garantire gli attuali livelli occupazionali». —


 

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