Arvedi alla Regione: «Pronti alle vie legali». Poi è cortocircuito sul tavolo per la Ferriera

Mentre il centrodestra Fvg accoglie la petizione di No Smog sulla chiusura dell’area a caldo, non decolla il dialogo fra le parti

TRIESTE Nella giornata in cui la maggioranza del centrodestra regionale accoglie la petizione del comitato No Smog e chiede formalmente alla giunta Fedriga di attivarsi per la chiusura dell’area a caldo, Regione e Siderurgica Triestina danno vita al tavolo di confronto dei sordi. In un susseguirsi schizofrenico di batti e ribatti, l’assessore all’Ambiente Fabio Scoccimarro e il consulente aziendale Francesco Rosato si incontrano brevemente nel primo pomeriggio e stabiliscono di aprire un tavolo di confronto, che però ha una particolare caratteristica: le parti dichiarano di non avere alcuna intenzione di confrontarsi.

Tutto comincia in mattinata, quando Scoccimarro rende nota una lettera inviatagli da Siderurgica Triestina, in cui la società minaccia azioni legali contro le dichiarazioni dell’assessore sulla chiusura dell’area a caldo. Frasi che per il Gruppo Arvedi si scontrano «con la legittimità dell’iniziativa imprenditoriale sancita dalla Costituzione, ampiamente avvalorata dall’Autorizzazione integrata ambientale le cui prescrizioni vengono puntualmente ottemperate». Per Siderurgica, «non altrettanto si può dire della realizzazione degli interventi da parte pubblica: realizzazione del barrieramento a mare e dell’impianto di trattamento delle acque di falda». La chiusura è tagliente: «Questa situazione comporta ingenti danni all’immagine aziendale e al suo valore patrimoniale, oltre a mettere a rischio il lavoro di tante persone e aprire possibili contenziosi legali».

Nel pomeriggio si tiene il confronto tra Scoccimarro e Rosato, dopo il quale l’assessore annuncia l’apertura di un tavolo di confronto con la società: «Ho apprezzato la cortesia della visita che ho ricevuto e che ci ha permesso di convenire sull’opportunità di passare a una fase di incontri e comunicazioni ufficiali di trattativa». Con una precisazione: «Noi abbiamo – dice l’esponente di Fdi – comunque un obiettivo chiaro e stiamo facendo il possibile per mantenere la linea più volte dichiarata della chiusura dell’area a caldo, con un percorso condiviso al fine di tutelare anche i lavoratori. Serve un accordo, da chiudere entro mesi e non entro anni». Esattamente l’opposto di quanto rende noto il portavoce della Ferriera pochi minuti dopo: «Il tavolo c’è e ci sarà soltanto se verte sui punti dettati nella lettera all’assessore Scoccimarro, che l’azienda ribadisce con fermezza». Arvedi non pare avere insomma alcuna intenzione anche solo di prendere in rassegna la questione dell’area a caldo e vuole parlare soltanto delle sue critiche ai comportamenti e alla lentezza della pubblica amministrazione. Il tavolo dei sordi è servito.

Il tutto va in scena mentre la commissione Ambiente della Regione vede la maggioranza di centrodestra fare propria la petizione di No Smog: 1.276 firme (la seconda delle quali apposta da Massimiliano Fedriga) per «impegnare il presidente della Regione affinché vengano messe immediatamente in atto le procedure per la dismissione dell’area a caldo». Le motivazioni del comitato sono note: vicinanza dello stabilimento alle case, polveri, fumate, inquinamento delle acque, rumori, odori e calo del valore degli immobili, cui ha fatto da contraltare una risposta ritenuta insufficiente da parte delle istituzioni. La petizione viene accolta dai consiglieri del centrodestra e diventa dunque una richiesta di impegno formale per l’esecutivo.

Sulla decisione della maggioranza si appuntano le critiche dell’opposizione: prima di assumere una decisione sulla questione, centrosinistra, M5s e Patto per l’autonomia domandavano di sentire in audizione il governatore e commissario Fedriga, la proprietà e i sindacati, per capire le prospettive alternative che la Via della Seta può aprire per l’area. Al momento, infatti, il rispetto dell’Aia da parte di Siderurgica Triestina impedisce di ordinare la chiusura dello stabilimento per il mancato rispetto delle prescrizioni. —
 

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