Arrivano in tavola i grissini e la pasta all’acqua di mare. E c’è pure il liquore

Prelevata al largo di Canovella a 6 metri di profondità viene depurata a Lignano e sfruttata per la produzione alimentare
Vinicio Petris con Michele Doz Foto Katia Bonaventura
Vinicio Petris con Michele Doz Foto Katia Bonaventura

TRIESTE L’acqua del golfo di Trieste, purificata e sterilizzata, sta diventando l’ingrediente innovativo per grissini e pane, liquori e formaggi made in Fvg grazie all’inventiva di Michele Doz che con il fratello Guido e la loro cooperativa Colmi Seconda ha iniziato una sperimentazione due anni fa per sfruttare in ambito alimentare la preziosa risorsa.

L’acqua prelevata, su concessione della Regione e dell’Agenzia delle dogane, all’altezza di Canovella degli Zoppoli, a 1, 3 miglia dalla costa e a 6 metri di profondità e poi trattata nei due impianti installati a Lignano, c’è nelle treccine Miramare, con alghe marine e senza sale aggiunto, prodotte dal panificio Petris di Moggio Udinese.

«Tempo pochi giorni e il prodotto sarà distribuito in tutto il Triveneto, in negozi di alimentari in cui si trovano specialità per gourmet», spiega Vinicio Petris, titolare del panificio e, come Doz, uno sperimentatore che ha deciso di coltivare la sua lavanda per poi impiegarla in biscotti, pane e focacce.

I grissini e la pasta all'acqua di mare
I grissini e la pasta all'acqua di mare


«La lavorazione non comporta grandi differenze, ma il gusto che l’impiego di acqua di mare lascia in bocca è decisamente più completo e gradevole», sottolinea Petris con cui Doz è entrato in contatto attraverso amici comuni. Sempre attraverso un passaparola, la produzione di acqua marina purificata e diluita secondo necessità è stata testata e sarà impiegata dal panificio industriale Sandrigo di Aquileia, una realtà molto diversa quindi da quella di Moggio Udinese, presente però con i suoi prodotti anche nei supermercati. «In questo caso avevamo proposto la possibilità di effettuare delle prove a dicembre e ora siamo pure vicini alla commercializzazione», spiega Doz, convinto da tempo delle proprietà organolettiche e minerali dell’acqua di mare (tanto da dare alle stampe lo scorso anno il volume Il mare da bere). Le collaborazioni avviate a cavallo tra 2020 e i primi mesi di quest’anno non si fermano, però, qui, perché l’acqua marina è stata testata anche anche dal Mulino Persello di Colloredo di Montalbano e il liquorificio Italia di Trieste.

«Abbiamo sperimentato il Pelinkomar, cioè un Pelinkovac con acqua di mare, un liquore alla liquirizia, il limoncello e il Gin – conferma Doz –. I risultati preliminari sono stupendi». Alle spalle le prove effettuate in casa, nella cucina del locale gestito in viale San Marco, l’acqua marina è entrata anche nell’impasto della pizza di una pizzeria Gorizia e di una di Palmanova, oltre che in quello della produzione industriale della pordenonese Roncadin, mentre ne stanno verificando l’impiego nella produzione di mozzarelle e ricotta delle aziende dell’Isontino e non è stata abbandonata la prima idea, quella di produrre bevande che riescano ad abbinare l’acqua del golfo di Trieste e il succo della frutta coltivata in regione.

«Il potenziale c’è e siamo felici tante realtà lo stiano comprendendo», sottolinea Doz. L’acqua di mare prelevata a Canovella tramite una pompa e cisterne mobili a bordo di un’imbarcazione viene poi trattata nell’impianto a sei stadi presenti a Lignano, per la rimozione delle componenti organiche e del Boro, e quindi sterilizzata da un altro impianto a ultravioletti. Il prodotto è quindi confezionato in dame di plastica da 5 o 10 litri, ma per grandi forniture sono stati impiegati anche contenitori da 500 litri. —

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