Arriva solo l’offerta Orion per la Revas
Adesso tutto dipende dall’andamento della trattativa con i sindacati. Perchè alla fine della giostra Saiph, società controllata dalla Orion, è stata l’unica a presentare un’offerta per rilevare Revas, l’azienda metalmeccanica dichiarata fallita alla fine dello scorso settembre.
Ieri mattina il curatore Piergiorgio Renier, nel suo studio in via del Coroneo, non ha avuto bisogno di aprire le fatidiche buste perchè proposte alternative non ne sono arrivate. Dopo l’annunciato forfait della cordata Petrol Lavori, non si sono appalesati neppure i soggetti che avevano dimostrato interesse per l’aspetto immobiliare dell’operazione Revas: infatti la caffeicola Demus e la logistica Frigomar non hanno bissato la fiche di fine settembre. Insomma, la procedura competitiva, su cui aveva insistito il curatore nel bando pubblicato sulla stampa, non sarà avviata per semplice assenza di competitori.
I 2,5 milioni proposti da Luca Farina, amministratore delegato di Orion, suggellati da un bonifico di 250 mila euro a garanzia delle buone intenzioni, sono stati più che sufficienti per appoggiare cappello sulla fabbrica di via Caboto 27. Marco Bono, che ha preparato con/per Farina il piano d’azione per annettere Revas, ritiene che, se da parte di tutti gli attori coinvolti ci sarà volontà collaborativa, a fine gennaio la storia della Revas potrebbe voltare pagina.
Ma affinchè ciò accada - insiste Bono - sarà necessario trovare un positivo punto di caduta negoziale nella discussione con i sindacati, che è già iniziata con un paio di riunioni interlocutorie, tenutesi il 25 novembre e il 9 dicembre, ma che adesso entrerà fatalmente nel vivo: l’aria che tira verrà respirata in occasione della ripresa della trattativa mercoledì 16 dicembre.
Bono ha sinteticamente ribadito il programma per il rilancio dell’azienda fallita: si parte verificando la fiducia della committenza tradizionale - nella quale spicca per qualità e quantità Wärtsilä - e si passerà ad arruolare clientela fresca. A principiare dalla stessa controllante Orion, che dovrebbe incaricare il neo-acquisto circa la produzione di componenti da inserire nelle valvole oil&gas.
Fin qui tutto secondo copione. Ma i sindacati, soprattutto la Fiom finora il maggior agente mobilitante della fabbrica, alzano le prime barricate. Sasha Colautti, nuovo segretario provinciale delle tute blu cigielline, da Roma dove si trovava per il comitato centrale Fiom, giudica «irricevibile» l’assetto occupazionale che Saiph-Orion intende conferire a Revas. L’azienda prevede un progressivo riassorbimento della forza lavoro sino a un’ottantina di unità. «Siamo preoccupati - obietta Colautti - perchè queste cifre rappresentano un costo salatissimo per le maestranze. Le intenzioni di Saiph-Orion sono di ricominciare l’attività con 53 addetti su 120, con pesanti tagli ai salari e con significative ridefinizioni degli inquadramenti». Gli interventi sugli stipendi - secondo Colautti - oscillano tra i 250 e i 500 euro, a seconda dell’entità dei superminimi in busta paga, spesso consistenti, perchè concessi a operatori dotati di professionalità di non agevole reperimento sul mercato del lavoro.
L’idea, che Colautti rilancerà al tavolo fin dal prossimo mercoledì, è quella di puntare sulle mobilità volontarie e su un piano di gestione degli esuberi attraverso l’ammortizzatore sociale. «Se Saiph-Orion - osserva l’esponente della Fiom - progetta un percorso di crescita per Revas, dobbiamo dedurre che se ne gioverà anche il personale. Quindi proponiamo a Farina percorsi garantiti per un rientro in azienda “a distanza”». Le mobilità volontarie dovrebbero essere facilitate dall’alto numero di stranieri - quasi il 50% - dipendente della Revas: soprattutto romeni e di croati, che potrebbero decidere il disimpegno da Trieste a fronte di nuove offerte di lavoro.
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