Arriva la stretta ai controlli nelle case di riposo del Fvg

Annuncio dell’assessore alla Salute Telesca in commissione: quest’anno ispezioni nel 10% delle strutture residenziali di assistenza, nel 2017 si salirà fino al 50%
Un'immagine simbolo dell'assistenza agli anziani
Un'immagine simbolo dell'assistenza agli anziani

TRIESTE. «Il 2016 sarà l’anno di attuazione della riforma sanitaria». L’assessore alla Salute, Maria Sandra Telesca, non si nasconde nel presentare in commissione le linee di gestione del Servizio sanitario per l’anno appena cominciato. Non mancano novità, a partire dalla decisione di rafforzare i controlli nelle strutture residenziali e semiresidenziali, come le case di riposo: oggi Telesca ammette ispezioni vicine allo zero, fissando l’obbligo di vigilanza per il 2016 ad almeno il 10% delle sedi, con l’impegno di arrivare al 50% nell’anno successivo.

A ciò si aggiungono l’annuncio di un secondo concorso per infermieri (dopo quello che si terrà a breve) e la necessità di organizzare il sistema rispetto all’assistenza sanitaria e alla prevenzione rivolte ai migranti, la cui presenza sul territorio è ormai considerata strutturale, ma i cui costi saranno noti solo dopo i piani delle singole Aziende. L’incontro è ancora occasione per ribadire l’impegno a dirimere entro il 31 gennaio la controversa questione dei punti nascita di Latisana e Palmanova, nonché per sottolineare la volontà di ridurre i tempi d’attesa delle prestazioni per mezzo di prenotazioni online e sempre più stringenti valutazioni dei servizi erogati. Il documento è fittissimo e non potrebbe essere altrimenti, trattandosi dell’indicazione degli obiettivi, dei risultati e delle risorse della voce di spesa più significativa del bilancio del Fvg: quel Servizio sanitario che quest’anno godrà di 2,149 miliardi. A questa cifra si aggiungono i 20 milioni per gli investimenti, utilizzati in parte consistente non per le cure, ma per l’adeguamento delle strutture alle nuove norme antincendio. Le linee guida costituiranno la base su cui verranno approntati i piani delle singole Aas, che quest’anno dovranno continuare il percorso di adattamento a nuove modalità di finanziamento, tese a superare i criteri della “spesa storica” (passata dai 300 milioni del 2013 ai 100 di quest’anno) e a seguire i cosiddetti “criteri di standard”, basati sulle spese che le Aziende più virtuose sostengono mediamente per i servizi erogati.

In Fvg cambiano le regole sulle case di riposo
An elderly woman with a home care worker --- Image by © Whisson/Jordan/Corbis

Sul fronte delle risorse, si notano inoltre i 19,3 milioni di “spending review” che interesserà gli ospedali, chiamati a riorganizzarsi e concentrare le attività, affinché il risparmio possa essere impiegato per la sanità territoriale, come ha d’altronde più volte chiesto il presidente della commissione Franco Rotelli (Pd). Tale processo è un punto cardine della riforma portata avanti da Telesca, che sottolinea come «un altro 1% di risorse si sposterà quest’anno verso il territorio, dopo l’1% del 2015. I 19,3 milioni non sono un taglio ma una razionalizzazione, come nel caso della creazione di laboratori hub sui territori, della riduzione dei posti letto ospedalieri o dell’istituzione della centrale unica del 118, che attiveremo entro luglio».

Impegni cui si aggiungono la complessa integrazione delle Aziende ospedaliero-universitarie con le Aziende per l’assistenza sanitaria a Trieste e Udine, nonché l’adozione entro l’anno di quattro nuovi piani (del Sangue, Oncologico, della Riabilitazione e della Salute mentale) e l’applicazione del discusso piano dell’Emergenza urgenza e del piano Prevenzione, che incentiverà gli screening sanitari, l’adozione di corretti stili di vita e la cosiddetta medicina di iniziativa. Quest’ultima sarà affidata anzitutto ai medici di famiglia, che nel 2016 cominceranno le aggregazioni sul territorio, come previsto dall’accordo recentemente firmato con la Regione. Frizioni si verificano sui rapporti con lo Stato, con Riccardo Riccardi (Fi) a chiedere che «Roma non imponga regole su una spesa sanitaria che ci paghiamo interamente da soli grazie all’autonomia», e Alessandro Colautti (Ncd) a evidenziare «i rischi di dover aderire a una centrale di committenza interregionale prevista dall’ultima legge di stabilità nazionale, condividendo acquisti e appalti con Regioni la cui sanità è a carico dello Stato».

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