Arriva il super collirio hi-tech per combattere il rischio cecità

Il nuovo farmaco ha un costo  di 17 mila euro a trattamento  e viene utilizzato per curare la cheratite neurotrofica, pericolosa malattia rara



Una biotecnologia che consente il trattamento della “cheratite neurotrofica”, una malattia rara che colpisce meno di 5 persone su 10mila con risvolti devastanti che possono portare alla cecità completa e alla perdita dell’intero occhio. A Trieste è disponibile da alcuni mesi “Cenegermin”, uno speciale collirio in grado di curare i soggetti affetti da questa patologia, come conferma Daniele Tognetto, direttore della Clinica oculistica dell’AsuiTs. «Al momento - spiega Tognetto - sono in cura due persone con il farmaco che ha un costo di circa 17 mila euro a trattamento. Rispetto alle terapie standard, che in sostanza non riuscivano a curare questa patologia, oggi siamo in grado fornire un trattamento efficace ai soggetti che ne sono affetti».

La storia di questo farmaco parte da molto lontano e inizia con gli studi di Rita Levi Montalcini, che conquistò il premio Nobel per la medicina nel 1986 grazie alla scoperta del “Nerve growth factor” (Ngf), avvenuta alla fine degli anni ’50. Si tratta di una “proteina segnale” in grado di sviluppare la produzione, la crescita ed il mantenimento in vita dei neuroni; nella fase di sviluppo embrionale essa contribuisce alla maturazione del cervello.

L’Ngf è ancora oggi oggetto di studi per la cura delle patologie più gravi che colpiscono il sistema nervoso come la Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla) o il morbo di Alzheimer. Lo sviluppo e la ricerca hanno portato alla creazione di un collirio contenente una molecola di Ngf prodotta con la tecnologia del Dna ricombinante, in sostanza un Dna ottenuto artificialmente con un procedimento simile a quello per la produzione dell’insulina. «La cheratite neurotrofica - spiega ancora Tognetto - è una malattia dovuta al danno dei nervi che raggiungono la cornea. Essa perde la sua normale sensibilità e va incontro a ulcerazioni irreparabili. Può essere l’esito di infezioni virali, come quella erpetica, o di patologie, come ad esempio il diabete, nelle quali vengono danneggiate le fibre nervose corneali. Questo farmaco agisce sul sistema neuronale consentendo la rigenerazione delle fibre nervose e di conseguenza la protezione della cornea.

Fino ad oggi, grazie alla disponibilità di Asuits, abbiamo potuto trattare due pazienti con ottimi risultati. Prima dell’avvento di Cenegermin le cure possibili comprendevano trattamenti molto invasivi, dal trapianto di cornea, molto spesso inefficace, fino alla sutura delle palpebre a scopo protettivo. Finalmente è possibile dare la speranza di guarigione a tutti i pazienti affetti da questa patologia fortemente invalidante», conclude il direttore della Clinica oculistica. —



Riproduzione riservata © Il Piccolo