Arriva il reddito di cittadinanza. In Fvg assegni per 45 mila nuclei
TRIESTE Il paletto definito nelle bozze di fine anno viene confermato nella stesura del decreto che varerà il reddito di cittadinanza: il tetto dell’Isee è fissato a quota 9.360 euro. Una cifra da incrociare con le dichiarazioni sostitutive uniche presentate nel 2016 in Friuli Venezia Giulia, gli ultimi dati disponibili. Se ne deduce la potenziale platea di beneficiari in regione: circa 45 mila famiglie.
È la misura bandiera del Movimento 5 Stelle al governo. I soldi sono stati stanziati nell’ultimo Bilancio: 7,1 miliardi per il 2019 (ma se ne spenderanno 6,1 tenendo conto della partenza in corso d’anno e di un’adesione attorno al 90%). L’ultima versione del testo consente una prima simulazione. Con una soglia Isee fissata a 9.360 euro, l’assegno” di povertà Istat (780 euro) moltiplicato per 12 mesi, tornano utili le Dsu del Fvg. Sotto i 9 mila euro di Isee ordinario si collocano 43.600 famiglie. Con 360 euro in più, a toccare appunto il tetto dei 9.360, si potrebbe verosimilmente raggiungere le 45 mila unità.
Il primato di potenziali destinatari andrebbe alla Venezia Giulia. A Trieste, sempre sulla base delle Dsu 2016, sono 10.900 le famiglie che beneficerebbero del reddito di cittadinanza, il 9,1% di quelle residenti. Identica percentuale in provincia di Gorizia, con 6 mila famiglie. La provincia di Udine, con 18 mila nuclei familiari sotto i 9 mila euro di Isee (l’incidenza è del 7,4%), vale a dire il 7,4% del totale, spicca invece per valori assoluti. Quindi in coda Pordenone, con 8.700 famiglie e un’incidenza del 6,6% sul totale di quelle residenti in provincia.
Una platea molto vasta, maggiore di quella che verrà realmente beneficiata dalla misura. Perché, stando a quanto filtra da Roma, i criteri d’accesso non si limiteranno all’indicatore della situazione economica equivalente. Il nodo, in particolare, è quello della residenza. Si era parlato inizialmente di 5 anni, anzi quel parametro era stato inserito dal governo nel Documento programmatico inviato a ottobre alla commissione Ue, lì dove si precisa che del sussidio «possono beneficiare i maggiorenni residenti in Italia da almeno 5 anni»: un modo per aggirare le normative antidiscriminatorie.
Ma la questione costi ha convinto l’esecutivo giallo-verde a ragionare su una permanenza in Italia più restrittiva. Stando alla relazione tecnica che accompagna la bozza di decreto, con i 5 anni di residenza le famiglie interamente straniere sarebbero 200 mila in Italia su un totale stimato di 1 milione 365mila nuclei (per 4,6 milioni di persone) e assorbirebbero 1,2 miliardi, una quota che il governo ha inteso ridurre raddoppiando il requisito della cittadinanza a 10 anni, una via d’uscita che dovrà fare i conti con Consulta e Corte europea di giustizia.
Nella bozza compaiono anche i paletti reddituali: non si dovranno superare i 6.000 euro per un single e i 12.600 euro in caso di famiglia con più persone. Sotto esame anche il patrimonio immobiliare, che non dovrà andare oltre i 30 mila euro, e quello mobiliare: stop a 6 mila euro, elevati fino a 10 mila euro per un nucleo di tre persone, e di ulteriori 1.000 euro per ogni figlio successivo al secondo, più altri 5mila euro per ogni componente con disabilità.
Non dovranno poi essere presenti intestatari di auto nuove (immatricolate nei sei mesi precedenti la domanda) o di grossa cilindrata (sopra i 1.600 cc), moto sopra i 250 cc e barche. Con domande da inviare all’Inps a marzo e le prime erogazioni tra aprile e maggio, si potrà beneficiare del nuovo sostegno al reddito per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi, rinnovabile «previa sospensione dell'erogazione per un mese».
Quanto agli importi, si prevedono 780 euro mensili per un single con Isee zero. Se si possiede un’abitazione ci sarà però una riduzione di 280 euro, mentre chi paga un mutuo avrà un’integrazione fino a 150 euro, sempre entro il limite di 780 euro. I tetti minimi e massimi saranno tra i 500 e i 1.330 euro (per i nuclei numerosi). Tutti i componenti della famiglia in età lavorativa dovranno però seguire due percorsi di sostegno: il Patto di inclusione sociale o il Patto per il lavoro, a eccezione di chi ha compiti di cura di bambini sotto i tre anni o di disabili. Obbligatorio inoltre dare immediata disponibilità al lavoro accettando almeno una di tre offerte «congrue». —
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