Arriva Di Maio a Trieste per il vertice trilaterale sull'Alto Adriatico e i confini

La decisione di Italia e Croazia di istituire una Zona economica esclusiva ha messo in allarme la Slovenia In gioco i traffici del porto di Capodistria. Sempre aperto l’arbitrato con Zagabria

ZAGABRIA Zona economica esclusiva (acronimo:Zee). «Nel diritto internazionale, si definisce zona economica esclusiva la porzione di mare adiacente alle acque territoriali, che può estendersi fino a 200 miglia dalle linee di base dalle quali è misurata l’ampiezza del mare territoriale. Istituita dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, la zona economica esclusiva diviene effettiva a seguito della sua formale proclamazione da parte dello Stato costiero.

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Luigi Di Maio domenica a Udine

Rispetto a essa, lo Stato costiero è titolare di diritti esclusivi di sovranità in materia di esplorazione, sfruttamento, conservazione e gestione delle risorse ittiche; ha inoltre giurisdizione in materia di installazione e utilizzazione di isole artificiali, impianti e strutture, nonché in materia di ricerca scientifica marina e protezione dell’ambiente, e può adottare leggi e regolamenti in molteplici settori (come il rilascio di licenze di pesca e per la determinazione delle specie e delle stagioni di pesca).

Lo Stato costiero non può tuttavia impedire agli altri Stati la navigazione e il sorvolo della zona economica esclusiva, come pure il suo utilizzo per la posa di condotte e cavi sottomarini». Così l’Enciclopedia Treccani la definisce. Poi ci sono le varianti politico-diplomatiche e poi, ancora più pericolose le interpretazioni balcaniche. Ed è proprio di questo che si discuterà oggi, sabato 19 dicembre, a Trieste nella trilaterale Italia, Slovenia, Croazia con all’ordine del giorno l’istituzione di una Zee da parte di Italia e Croazia in Adriatico.

Già, e la Slovenia? Anche lei ha, seppur con solo 46 km di costa, un affaccio sull’Adriatico e in quei 46 km c’è il suo unico e fondamentale porto, quello di Capodistria. Per questo all’annuncio bilaterale dell’1 dicembre scorso a Zagabria dei ministri degli Esteri di Italia, Luigi Di Maio e di Croazia, Gordan Grlić-Radman che i due Paesi avrebbero istituito un Zee in Adriatico a Lubiana è scattato l’allarme rosso. Se ciò avvenisse alla Slovenia non verrebbe garantito più il libero accesso alle acque internazionali. Certo le navi da e soprattutto per il porto di Capodistria, come letto sopra, potrebbero passare, ma le autorità croate potrebbero decidere di istituire dei controlli e rallentare così l’operatività dello scalo sloveno aumentando i tempi operativi e di fermo nave che renderebbero di fatto il porto di Capodistria non più competitivo. In più c’è la questione mai risolta tra Croazia e Slovenia della definizione dei confini marittimi e terrestri. La sentenza dell’arbitrato della Corte internazionale dell’Aja in materia per Zagabria non esiste, mentre Lubiana ha unilateralmente implementato gli esiti come peraltro ha raccomandato nel luglio 2017 la stessa Commissione europea. E quella sentenza all’articolo 1.123 garantisce la «libera comunicazione» per la Slovenia «tra la terraferma e il mare aperto», il che significa, come precisa lo stesso articolo «libertà di navigazione».Dopo le proteste formali di Lubiana alla Farnesina il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha telefonato al suo omologo sloveno Janez Janša proponendo la trilaterale (che prima si doveva tenere a Venezia ma poi è stata spostata a Trieste) per chiarire le posizioni dei Paesi che si affacciano sull’Alto Adriatico. La Croazia adesso deve stare attenta a non prendere decisioni che implicitamente riconoscano quanto sancito da quell’arbitrato sui confini che per lei non esiste. La Slovenia la attende al varco.—

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