Arresto cardiaco mentre si allena: 18enne salvata da un ex infermiere

La ragazza si è sentita male in palestra ad Aurisina. Rianimata dal padre di una compagna di squadra

AURISINA «Ero appena tornato a casa quando alle 21.46 ho ricevuto una chiamata da parte di mia figlia. Era molto agitata e ho subito capito che era successo qualcosa di grave. Mi ha detto di andare immediatamente nella palestra comunale perché una sua compagna di squadra era caduta a terra e non dava più segni di vita». Tullio Simeoni, 62enne ex dipendente del 118 da poco in pensione, racconta i terribili momenti vissuti mercoledì sera nella palestra di Aurisina quando la pallavolista 18enne J.G. è stata appesa al filo tra la vita e la morte.

Aurisina, 18enne va in arresto cardiaco in palestra: salvata
Ambulanze a Cattinara


A metà circa di una normale seduta di allenamento della prima squadra femminile del Sokol Zalet, team che milita in Prima divisione, la giovane studentessa all’ultimo anno dell’istituto tecnico statale “Žiga Zois” è stramazzata improvvisamente al suolo, battendo violentemente la faccia sul parquet davanti alle sue compagne di squadra. Pensando a uno scherzo alcune giovani si sono avvicinate alla ragazza che aveva un’ampia ferita sul mento e respirava a malapena. Resesi subito conto della gravità di ciò che stava accadendo, una ragazza ha contattato il numero d’emergenza, mentre un’altra, Caterina Simeoni, ha chiamato il padre, ex dipendente del 118 e residente a poche centinaia di metri dalla palestra.

«Quando sono arrivato in palestra la scena è stata brutta. La giovane atleta era distesa a terra, era blu in volto e aveva smesso di respirare. In base alla mia esperienza ho capito che era una chiara fase di morte cardiaca improvvisa. Ricevuta la conferma che era già stata avvertita l’autoambulanza, ho praticato la rianimazione cardiopolmonare e ho chiesto di farmi portare subito il defibrillatore che è stato messo a disposizione della ragazza. È bastata una sola scarica prima che il cuore tornasse a battere», racconta Tullio Simeoni. Circa 10 minuti dopo essere stata contattata è arrivata l’ambulanza, partita da Opicina e non dalla più vicina Santa Croce visto che questo servizio è presente solo in estate: provvidenziale dunque l’operato di Simeoni, che negli ultimi 4 anni di lavoro si era proprio specializzato nella formazione per le operazioni da svolgere in caso di arresto cardiaco.

J.G. è stata quindi intubata e portata di corsa all’ospedale di Cattinara dove è stata ricoverata nel reparto di rianimazione e messa in coma farmacologico. Sull’episodio è intervenuto il responsabile del 118 di Trieste, Alberto Peratoner: «Durante un arresto cardiaco è fondamentale saper praticare un massaggio cardiopolmonare oltre ad avere un defibrillatore. Purtroppo però la legge prevede che all’interno di una società sportiva vi debba essere sì un defibrillatore, che il Sokol Zalet aveva regolarmente, e che vi debba essere sì almeno una persona formata e certificata che sia in grado di saperlo utilizzare, ma sempre per legge la persona deve essere presente durante le partite, obbligo che non sussiste per gli allenamenti. Una legge che andrebbe rivista». —


 

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