Arrestato il borseggiatore dei raid sui bus

È stato colto in flagrante dai carabinieri mentre tentava di derubare un passeggero a bordo della linea 5. Era già ricercato
I carabinieri lo avevano soprannominato “mani di fata” per l’abilità con cui riusciva a sfilare i portafogli dalle tasche o dalla borsette dei passeggeri degli autobus della Trieste Trasporti. In genere quelli della linea 20. Ma anche della 4, della 9 e di altre ancora. Non riuscivano mai a prenderlo. Anche se a testimonianza delle imprese di Goran Knezevic, 58 anni, cittadino serbo, c’erano le immagini catturate dal sistema di videosorveglianza interno di un bus. Un fantasma, insomma. Che l’altra mattina è però caduto nella rete. Ed è finito in manette.


Così l’uomo, che - per ragioni di “servizio” - ha in passato utilizzato addirittura quattro alias fornendo di volta in volta nomi diversi agli investigatori che casualmente lo fermavano rilasciandolo dopo poco, questa volta è finito in carcere. Ma non solo per l’episodio avvenuto mercoledì mattina su un bus della linea 5 nel quale è stato appunto arrestato in flagranza di reato. Ma anche perché il borseggiatore seriale è stato colpito da un’ordinanza di custodia cautelare del gip Guido Patriarchi emessa su richiesta del pm Antonio Miggiani relativa ad altri episodi sicuramente - come testimoniano le immagini - riconducibili proprio a lui. Nella tarda mattinata di ieri Goran Knezevic è comparso davanti al gip Patriarchi per l’interrogatorio di garanzia. Con lui l’avvocato Giovanni Loisi.


Andiamo con ordine, cominciando dall’arresto messo a segno dai militari della stazione di Rozzol, impegnati, come si legge in un comunicato stampa, «in una serie di servizi, al fine di contrastare l’odioso fenomeno». L’altra mattina due carabinieri fingendosi normali passeggeri sono saliti sul bus della linea 5. Alle 11.30 hanno notato in piazza Perugino un uomo che guardava con un certo interesse le borse dei passeggeri. Poi lo hanno visto mentre ci stava provando. Ma senza riuscirci. E a questo punto lo hanno avvicinato e preso sottobraccio. «Siamo carabinieri, venga con noi», gli hanno detto.


Ma la vicenda raccontata nell’ordinanza del giudice Patriarchi è molto più eloquente. La data è quella dello scorso 12 luglio. Alle 12.45 “mani di fata” era a bordo di un bus della linea 20. Le immagini delle telecamere non lasciano dubbi. Aveva, come l’altra mattina, una borsa a tracolla. Lo si vede avvicinarsi alla vittima e appoggiare la sua borsa alla tasca di Sergio S., un anziano che aveva difficoltà nello stare in piedi e stava avvicinandosi alla porta. Poi si vede la mano di Goran Knezevic che entra nella tasca dei pantaloni dell’uomo e, dopo aver sfilato, come in un gioco di prestigio, il portafoglio, lo infila nella borsa che aveva appunto a tracolla. Tutto è durato una frazione di secondo mentre il bus stava frenando e l’anziano si teneva aggrappato al maniglione in alto.


L’indagine del pm Miggiani era partita da quelle immagini. I frame sono stati esaminati dai carabinieri di via Hermet fino appunto a dare un nome a quel volto. Qui c’è stata la prima sorpresa. Perché dai controlli dei database, di nomi ne sono appunto venuti fuori ben cinque. Quattro sono poi risultati falsi. L’ultimo, quello riportato sul passaporto, era quello vero. Il paradosso è che anche gli alias in passato sono stati condannati in altri Tribunali. In sostanza succedeva che Goran Knezevic dava a chi lo fermava un altro nome. Veniva denunciato e poi rilasciato. Ora invece “mani di fata” per merito dei carabinieri è dietro alle sbarre di una cella del Coroneo.


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