Armi in casa a Trieste, i due arrestati ai domiciliari

La decisione del giudice su Mauro Persi e sul figlio Giulio. Gli inquirenti alla ricerca di un terzo uomo, forse fuggito all’estero
Foto BRUNI 12.02.2018 Il giudice Dainotti
Foto BRUNI 12.02.2018 Il giudice Dainotti

TRIESTE. L’odontotecnico di Sistiana Mauro Persi e il figlio Giulio, i due triestini trovati con armi da guerra in casa e fino a ieri mattina detenuti in carcere al Coroneo, sono ora agli arresti domiciliari. Devono osservare anche il divieto di comunicazione con persone estranee al nucleo familiare.

Lo ha deciso il giudice Luigi Dainotti dopo l’interrogatorio per la convalida della misura cautelare. In queste ore le indagini proseguono sempre a tutto campo, soprattutto per capire chi sono i fornitori dell’arsenale custodito dai due. E a quale finalità era destinato. Alla criminalità? Al momento non ci sono risposte, ma soltanto ipotesi.

Gli inquirenti, peraltro, stanno ancora dando la caccia a un terzo uomo, un complice degli arrestati; nella sua abitazione è spuntata altra attrezzatura pericolosa.

«I miei assistiti – ha spiegato il legale di Mauro e Giulio Persi, l’avvocato Enrico Agostinis del Foro di Gorizia – sono persone assolutamente tranquille che lavorano e vivono della propria professione, non è affatto gente borderline, e certamente non hanno nulla a che fare con le attività criminali. Non hanno una vita “parallela”. Forse, per leggerezza, sono finiti in un giro più grande di loro – rileva l’avvocato – perché non hanno prestato pienamente attenzione ad alcune frequentazioni o a situazioni su cui sarebbe stato meglio essere più accorti. Comunque siamo appena agli inizi della vicenda, ma siamo i primi ad avere interesse che il quadro venga chiarito per come si è effettivamente svolto. Va poi precisato che, diversamente da quanto scritto, Giulio Persi (il figlio ventiseienne, ndr) non è affatto vicino agli ambienti di estrema destra».

Sull’inchiesta ha lavorato un pool di investigatori della Squadra mobile di Trieste, con il supporto della Squadra mobile di Gorizia, nonché del Nucleo regionale artificieri della polizia di Stato e della polizia scientifica del capoluogo.

Del terzo complice però non c’è ancora traccia, si presume sia all’estero. Ma gli agenti hanno raccolto elementi a sufficienza per contestare l’illegalità dell’attrezzatura rintracciata nei giorni scorsi. Il ricercato nascondeva in un’abitazione di Turriaco una pistola, caricatori, munizioni e decine di cartucce e bossoli.

Nell’alloggio di Monfalcone dove risiedono invece i Persi, era stata occultata una pistola mitragliatrice “Scorpion” con relativo caricatore e calciolo ribaltabile.

Non solo. I due triestini, così come il terzo uomo, avevano la disponibilità di un’ulteriore abitazione, quella di Sistiana: una villetta in cui il gruppo aveva celato altre armi. In soffitta, all’interno di una custodia di una chitarra, era stata infilata una pistola di marca “Beretta”, modello 98 (calibro 9x21) munita di due caricatori entrambi riforniti di 15 cartucce marca CEC. Dalle verifiche sul numero di matricola è stato appurato che si tratta di merce rubata a un privato in provincia di Treviso. I poliziotti hanno poi rinvenuto pure un caricatore a “banana” privo di munizioni, 19 cartucce calibro 9x21 marca CBC e altre 42 cartucce calibro 7, 62x54R di marca S&B e un lanciarazzi militare di marca “Zolja” modello M80 calibro 64 millimetri con relativo proietto pronto all’utilizzo.

Il ritrovamento ha fatto subito pensare a un traffico di armi, non di certo a materiale da collezionismo.

 

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