Armi in Carso, azzerata la banda dei dentisti
In manette anche il terzo ricercato, Liviano Folla di Turriaco. L’uomo, 57 anni, era fuggito in Spagna e ricercato da mesi
TRIESTE Alla fine le manette sono scattate anche ai polsi di Liviano Folla. È il terzo uomo che la Squadra mobile di Trieste cercava a livello internazionale per aggiungere un altro importante tassello all’inchiesta sul traffico di mitragliatrici, bazooka e pistole scoperto a febbraio tra Duino, Monfalcone e Turriaco e che ha già portato all’arresto dell’odontotecnico di Sistiana Mauro Persi, cinquantacinquenne anni, e del figlio ventiseienne, Giulio. Entrambi residenti a Monfalcone.
Mancava il complice di Turriaco, attorno al quale - pare - ruotasse una buona fetta di questo misterioso giro di armi. Folla, dentista, noto professionista della zona (soprattutto a Ronchi), ha 57 anni. Era fuggito all’estero: in Spagna da quanto risulterebbe.
Ma informazioni più dettagliate sull’indagine della Squadra mobile (supportate dai colleghi di Gorizia, dal Nucleo Regionale Artificieri e dalla Scientifica9, coordinata dalla Procura della Repubblica-D.D.A. di Trieste, dovrebbero arrivare pubblicamente nelle prossime ore dalla Questura.
L’arresto è stato confermato ieri in serata dalla polizia. Un’operazione delicata di cui, al momento, non si conosce la portata. Resta infatti il dubbio, oltre che sul ruolo dei tre indagati - i due Persi, padre e figlio, e Folla - sulla destinazione del materiale rinvenuto dagli agenti: a chi era indirizzato il materiale? Sono armi da guerra a tutti gli effetti. Moderne e funzionanti.
Un arsenale nascosto in tre abitazioni distinte. A Monfalcone era stata occultata una mitragliatrice “Scorpion”, mentre in una villetta di Duino una pistola di marca “Beretta” munita di caricatori e cartucce, risultata rubata a un privato in provincia di Treviso. La rivoltella, in particolare, era stata infilata all’interno di una custodia di una chitarra, tenuta in una soffitta.
Ma in un altro punto della casa era spuntato pure un caricatore a “banana”, insieme a decine di cartucce. Non solo. Le indagini avevano portato alla luce anche un vero e proprio lanciarazzi militare di marca “Zolja” modello M80 calibro 64 millimetri pronto all’utilizzo.
In un’abitazione di Turriaco, la località in cui risiede Folla, è stata trovata invece una pistola insieme a caricatori, munizioni e decine di cartucce e bossoli.
Per gli inquirenti è apparso chiaro fin dall’inizio che l’attrezzatura recuperata nel corso delle indagini non era semplice roba da collezionisti e appassionati.
L’inchiesta della Procura della Repubblica-D.D.A è quindi continuata. Tanto che dalle intercettazioni telefoniche sulle conversazioni dei due Persi - padre e figlio - sembrava che ci fosse in ballo anche un’ulteriore fornitura. Altre mitragliette Skorpion. Una pista investigativa che però non sembra aver avuto seguito. Non a caso la richiesta di un ritorno in cella della coppia di trafficanti, proposta nelle scorse settimane dal pm Antonio Miggiani così da impedire qualsiasi possibilità di comunicazione dei due inquisiti e il rischio che facessero sparire le armi, era stata rigettata dai giudici del Tribunale del riesame. Padre e figlio sono dunque agli arresti domiciliari.
«I miei assistiti non sono i veri “domini” della vicenda», aveva affermato alcuni giorni fa l’avvocato dei due Persi, Enrico Agostinis. «Ruolo che, nella vicenda, sembra spettare a un soggetto terzo con cui i Persi si erano intrattenuti. Sarebbe lui il vero titolare degli interessi legati a quel materiale».
Con l’arresto di Folla, dunque, l’indagine è forse approdata a uno snodo che potrebbe spiegare qualcosa di più sulla provenienza della armi. E sulle mani in cui dovevano finire. Di cui, ad oggi, non si sa nulla.
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