“Ariston”, buio in sala Chiuso da dopo le feste

Sempre più incerto il destino del cinema d’essai. L’ultimo gestore Isidoro Brizzi si è ritirato al teatro dei Fabbri e Mario de Luyk è alla ricerca di un sostituto

Scomparso dagli schermi. Sparito da tre settimane dai tamburini del Piccolo. Un cinema fantasma. L’epifania dell’Ariston cinema d’essai di Trieste è arrivata il 6 gennaio scorso. Nessun prossimamente. In calendario uno spettacolo per le scuole il 6 febbraio, “Arrivederci ragazzi” di Louis Malle. Da prenotare e da confermare. E gli spettacoli del British Film Club (“The Trance” di Danny Boyle il 5 febbraio). Il buio in sala è calato con le serrande il 6 gennaio dopo la proiezione delle 21 del “Paradiso degli orchi” del debuttante Nicolas Bary tratto dal primo romanzo di Daniel Pennac del ciclo di Malausséne. Un capro espiatorio perfetto anche per un cinema che chiude. Lo stesso giorno sugli schermi era passata come un uragano la “tata” della Disney. Il ritorno di “Mary Poppins” non ha portato fortuna. Supercalifragilistichespiralidoso verrebbe da imprecare.

Ma cosa succede alla storica sala di viale Romolo Gessi? L’ultimo cinema d’essai rimasto a Trieste e l’unico sopravvissuto all’avvento dei multisala rischia di non vedere la rivoluzione digitale. La sua storia potrebbe finire assieme a quella della pellicola. Tutto tace. Assieme al buio in sala è calato anche il silenzio. I protagonisti, il gestore Isidoro Brizzi e il proprietario Mario de Luyk, preferiscono non dire nulla. La fine non è stata ancora scritta, ma il futuro non s’intravede. La riapertura del 15 ottobre, dopo un’estate da dimenticare (senza l’arena all’aperto dopo 56 anni e con la sala inagibile a causa di alcuni spandimenti condominiali), è stata un’illusione che è durata neppure tre mesi. «Mi spiace moltissimo. La situazione per me è diventata insostenibile» spiega Brizzi che si è ritirato nello spazio del Cinema Teatro dei Fabbri dove prosegue una programmazione unica di cinema indipendente. «Parlerò al momento opportuno» annuncia de Luyk, proprietario e storico gestore per oltre vent’anni. La reticenza, o forse la speranza, fa capire che ci sono trattative in corso per un nuovo gestore del cinema. Ma non sarà semplice da trovare. Nell’era dei multisala, la gestione di un singolo schermo. neppure passato al digitale, è un’impresa impossibile. L’Ariston nasce come sala rionale agli inizi degli anni '50. Nel 1978 è la svolta: la sala cambia gestione, e dal sodalizio di due nuovi gestori nasce l'"Ariston d'essai" che promuove con grande successo i film di tutte le cinematografie e di registi allora poco conosciuti. Dal 2003 a oggi la nuova gestione di Isidoro Brizzi, che pur conoscendo le difficoltà del mercato e la concorrenza delle nuove sale d'essai, continua nella tradizione, proponendo oltre alle pellicole attuali, retrospettive di film di registi europei. «Rivolgo un sentito “in bocca al lupo” al caro Ariston e al suo gestore: lunga vita dopo la riapertura!» scriveva il 7 ottobre scorso de Luyk. Neppure tre mesi. Il “crepi il lupo”, come si dice in questo caso, non ha funzionato. (fa.do.)

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