Area a caldo della Ferriera chiusa 8 mesi fa: polveri sottili abbattute del 30% a Servola
Continua il miglioramento della qualità dell’aria. Nella zona è diminuito anche il livello dell’idrocarburo benzopirene
Silvano Trieste 2020-12-01 La Ferriera e zone limitrofe
TRIESTE A otto mesi dalla chiusura dell’area a caldo della Ferriera, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) pubblica dei nuovi dati sulla qualità dell’aria nell’area di Servola.
Dal report riguardante il quartiere cittadino che più ha patito la presenza dell’industria, entrata in funzione 123 anni fa, si scopre che i recenti valori confermano come prosegua il trend di “miglioramento significativo” già evidenziato in un report pubblicato la scorsa estate riguardante il periodo aprile-giugno. Ecco dunque che i livelli d’inquinamento dell’area di Servola s’avvicinano sempre più a quelli osservati in altre aree urbane della città.
Il primo elemento che conferma l’andamento positivo post chiusura è un –30% di emissioni di polveri sottili (Pm10), annotato dalla stazione Rfi, quella più prossima all’ex stabilimento siderurgico. C’è un grafico che dimostra come la media giornaliera annuale delle polveri sottili sia scesa di 4 punti, passando da 28 a 24 microgrammi per metro cubo nei mesi successivi alla chiusura. Anche la media giornaliera nel periodo ottobre 2019-ottobre 2020 segue il medesimo calo: i picchi di emissioni visibili fino alla fine di marzo non sono più presenti a partire da aprile. Da sottolineare però che i parametri previsti dalle normative ai fini della definizione della qualità dell’aria sono stati ampiamente rispettati sia prima che dopo lo stop. Infatti il numero di giorni in cui le polveri sottili hanno superato le soglie ammesse (70 microgrammi/metrocubo in area industriale o 50 in area urbana) è sempre stato inferiore ai 35 giorni massimi.
Da sottolineare inoltre il fatto che le polveri sottili, evidenziano dall’Arpa, sono in generale più elevate in inverno che in estate. E a proposito di eventi meteorologici, saltano all’occhio i numeri comparsi durante le operazioni di spegnimento dell’area a caldo: tra il 27 e il 29 marzo si è rilevato infatti un picco pari a 180 mg/m3. Il motivo, dicono gli esperti, è legato a una perturbazione che portava con sé le sabbie provenienti dal Caucaso e che ha interessato tutta l’alta Italia.
Da marzo ad agosto è sceso di tre decimi anche il livello dell’idrocarburo Benzopirene. La soglia massima consentita dalla normativa nazionale è pari a un nanogrammo per metro cubo. Dopo l’intervento di riqualificazione avviato dalla proprietà Arvedi, il valore si era già abbassato a 0,8: il limite dunque non è mai stato oltrepassato. I grafici mostrano ad agosto un’ulteriore diminuzione fino a –0,5 nanogrammi, che presumibilmente continuerà, fanno sapere dall’Arpa, ma non raggiungerà mai lo zero, poiché in questo caso a incidere è l’inquinamento urbano.
Rientrano nello studio poi pure le polveri grossolane. Che cosa sono? Alcuni esempi: le particelle che si alzano al passaggio di un camion oppure quelle di carbone che si disperdono nell’aria. In questo ambito sia le polveri all’interno del perimetro dello stabilimento (Palazzina qualità e Palazzina operai) sia quelle in aree al di fuori dell’impianto siderurgico (via Carpineto, via Pitacco, via Ponticello, via Rossi), da settembre 2019 a settembre 2020, sono diminuite, anche se sia prima che dopo la chiusura di cokeria e altoforno non avevano mai sforato i limiti previsti. —
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