Apre una ditta in Slovenia per frodare il fisco

Imprenditore triestino di origine greca finisce nei guai. L’accusa è di aver evaso più di 600mila euro

Ha trasferito la ditta in Slovenia per pagare meno tasse. E così l’ha resa “sconosciuta” al fisco italiano. Ma ha sempre mantenuto i sui affari a Trieste. Risultato: ha evaso, con l’operazione, oltre 600mila euro.

La ditta fantasma è stata scoperta dai finanzieri del comando provinciale nel corso di un controllo nato da una verifica fiscale. Si tratta di un’azienda che svolgeva la propria attività nel campo dell’edilizia residenziale ed era specializzata nella ristrutturazione di appartamenti ad uso civile abitazione. Di più, però, i finanziari non hanno aggiunto: né la denominazione né la ragione sociale.

I militari hanno scoperto il “trucco” messo in campo dall’imprenditore attraverso un’attività di intelligence sviluppata nell’ambito del controllo economico del territorio. Hanno così riscontrato che la società, pur mantenendo la propria sede legale in Slovenia dove poteva beneficiare di un trattamento fiscale più vantaggioso, operava quasi esclusivamente in Italia.

Le indagini dei finanzieri hanno dimostrato in particolare che la sede della società fantasma si trovava in territorio italiano, perché in Italia vi era il centro decisionale e in Italia risiedeva il titolare. Non basta: quasi tutti i clienti e i fornitori erano triestini e la maggior parte dei lavori si svolgevano nella provincia triestina.

Gli investigatori hanno insomma verificato che la società formalmente rivestiva lo status di soggetto non residente, ma il totale dei ricavi, così come quello dei costi, proveniva da territorio italiano. Inoltre, qualificandosi come soggetto estero, in occasione degli acquisti di beni e servizi, la ditta evitava il pagamento dell’Iva sull’acquisto dei materiali da costruzione. Un doppio vantaggio ai danni del fisco.

L’intera documentazione contabile è stata trovata a Trieste nell’abitazione del titolare. Si tratta, come si legge in una nota della Guardia di Finanza, di «un soggetto di origine greca stabilmente residente a Trieste che nel corso del tempo, aveva provveduto a cambiare più volte denominazione della società, omettendo di presentare la prevista dichiarazione dei redditi e celando al fisco ricavi per 600mila euro».

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