Approfittava delle cameriere, chiesti 5 anni

Questa la richiesta del pm De Bortoli durante il processo a carico dell’ex gestore della “Pizzeria 2002” dalle mani lunghe
Di Corrado Barbacini
Lasorte Trieste 16/02/12 - Via Settefontane, Pizzeria 2002
Lasorte Trieste 16/02/12 - Via Settefontane, Pizzeria 2002

Quattro anni, 8 mesi e 9mila euro di multa per lo “sciupafemmine di via Settefontane bassa”. È questa la condanna chiesta dal pm Massimo De Bortoli per Enrico Spaziali già gestore della «Pizzeria 2002». Era difeso dall’avvocato Gianfranco Grisonich. Accusa violenza sessuale nei confronti di due ragazze assunte come cameriere ma poi finite loro malgrado nel vortice degli incontri - a serrande abbassate - con lo sciupafemmine. A giudicarlo il collegio presieduto da Filippo Gulotta e composto dai giudici Massimo Tomassini e Paolo Vascotto.

L’appellativo di sciupafemmine se l’era attribuito più volte lui stesso gloriandosi appunto delle proprie capacità amatorie: la ragazza era carina, Spaziali, voleva fare colpo sulla nuova venuta come infaticabile amatore. Spaziali anche nei discorsi non disdegnava il sapore del peperoncino. Aveva detto rivolto alle cameriere, come è emerso nel corso del dibattimento: «Quello che guadagnate voi qui in un mese chi fa la vita se lo mette in tasca in un giorno». Tre anni fa l’uomo è stato denunciato proprio da due ragazze con cui, secondo l’accusa sostenuta dal pm Massimo De Bortoli, era passato ai giochi di mano. Insomma aveva fatto mano morta, mano insinuante sulla pelle delle due aspiranti cameriere che cercavano faticosamente un posto di lavoro e uno stipendio per vivere.

Ieri è rimasto a lungo in silenzio seduto vicino al difensore. Il quale ha osservato che nessun testimone, escluse le parti offese, ha confermato gli episodi di molestie. Ma durante il dibattimento in una precedente udienza è emerso che quattro anni fa lo stesso gestore della pizzeria “2002”, aveva chiuso col patteggiamento una analoga accusa di violenza sessuale. Lo ha raccontato in aula una ragazza allora dicianovenne che dopo aver letto l’annuncio di una offerta di lavoro pubblicata su un settimanale cittadino, si era presentata nel locale di via Settefontane bassa. «Non sono riuscita a parlare: lui mi ha mandato via, rimandando il colloquio al giorno successivo. Sono ritornata dopo 24 ore e lui mi ha aperto la porta della pizzeria. Era in mutande, accanto a una branda. Nel locale non c’era nessun altro e quando sono entrata ha chiuso a chiave la porta alle mie spalle». «Gli chiedevo quali erano gli orari di lavoro, quale l'eventuale stipendio. Ma non mi rispondeva. Subito dopo mi ha mostrato sullo schermo del telefonino foto di ragazze svestite, a seno nudo, scattate all'interno dello stesso locale. In quel momento ho avuto paura. Poi mi ha detto che per farsi assumere molte ragazze si erano mostrate disponibili. Se gli avessi mostrato il seno lui mi avrebbe dato cento euro. Volevo scappare. Mi ha messo le mani nel reggiseno, mi ha baciato sulle guance. Sono riuscita a scappare e mentre uscivo lui ha allungato le dita sul fondoschiena. Assieme a mia mamma l'ho denunciato. Era la mia prima esperienza nel mondo del lavoro. Quel posto ovviamente non l'ho voluto».

Nella prossima udienza del 9 gennaio, dopo le repliche, la sentenza.

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